(Adnkronos) – “Non lasciamo che un singolo, drammatico evento possa irrazionalmente travolgere anni di studi scientifici, così come il lavoro di tantissimi colleghi che hanno consentito il raggiungimento di eccellenti risultati nel migliorare da subito il rapporto tra madre e figlio grazie al rooming-in”. E’ l’appello lanciato da Antonio Chiantera, presidente nazionale di Aogoi – Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani, che torna sul caso del neonato trovato morto il 7 gennaio scorso all’Ospedale Pertini di Roma nel letto dove la mamma lo aveva allattato e si era addormentata. “I risultati positivi del rooming-in producono immensi benefici sia al neonato che alla donna”, rimarca Chiantera, la cui associazione riunisce oltre 5mila ginecologi italiani.
“Come Aogoi – precisa – ci riferiamo all’immediata interazione tra madre e figlio, alla riduzione del pianto, all’ottimale avvio dell’allattamento. Importanti poi sono i benefici in termini dell’umore della paziente, con riduzione del tasso di depressione del post-partum quale effetto cosiddetto contatto pelle a pelle, in uso alla sperimentazione delle proprie competenze nel prendersi cura della neonato”. Sono “questi i fattori che fondano la dichiarazione congiunta Oms e Unicef, allorquando hanno indicato il rooming-in tra i 10 step fondamentali per il successo dell’allattamento”, sottolinea il presidente nazionale di Aogoi che cita il documento: “Ogni punto nascita e di assistenza al neonato dovrebbe praticare il rooming-in, permettere cioè alla madre e al bambino di restare insieme 24 ore su 24 durante la permanenza in ospedale”.
“Per queste ragioni – conclude Chiantera – non è corretto mettere in discussione una pratica così importante per la gestione di madre e bambino nel post partum, alla luce di un singolo sfortunato benché tragico evento che non appare avere alcuna relazione logica con il rooming-in”.