Un uomo riservato, un comandante serio e spesso taciturno con un velo di romanticismo segreto. Chi era Neil Armstrong, il primo uomo della storia che mise piede sulla Luna?
Ecco tutto ciò che c’è da sapere sull’astronauta più famoso dell’umanità e perno cruciale della più importante e coraggiosa missione spaziale mai affrontata, l’Apollo 11.
C’è una parte di uno ‘speech’ un discorso presidenziale, divenuto un pezzo di storia in Usa e nel mondo: fu tenuto nell’agosto del 1961 al Congresso degli Stati Uniti da John Fitzgerald Kennedy. “In 10 anni manderemo l’uomo sulla luna”. Aveva ragione.
Quel giorno Neil Armostrong aveva 31 anni: era un ingegnere e faceva il pilota collaudatore per l’aviazione americana. Non sapeva che sarebbe stato lui l’uomo della storia, “l’uomo sulla luna”.
Lui, insieme a Buzz Aldrin e a Michael Collins realizzò la più grande impresa spaziale mai realizzata.
Neil Armostrong è noto per la frase che pronunciò durante i primi passi sul suolo lunare. “Un piccolo passo per me, una grande passo per l’umanità”. Ci sono delle varianti interpretative: si dice abbia detto “piccolo passo per un uomo” o “per l’uomo”, con tutta una letteratura, per così dire, costruita intorno.
Ma poco cambia. Il fatto è che Armostrong le pronunciò compiendo il primo passo sul suolo lunare, nel cosiddetto “mare della tranquillità“, cioè il pezzo di suolo lunare in cui fu lui in persona a guidare il modulo spaziale verso l’allunaggio, appunto.
Che abbia detto “un piccolo passo per l’uomo”, anche se lui ha sempre sostenuto di aver pronunciato “un piccolo passo per un uomo”, cambia, forse, solo il senso metaforico nel parlare di sé o di tutti gli uomini sulla terra: ma il concetto resta universale ugualmente. Era, a tutti gli effetti, un passo epocale per la Terra.
Ma chi era Neil Armstrong prima di diventare l’eroe della Luna e una delle persone più note al mondo? Ecco cosa c’è da sapere sul comandante dell’Apollo 11.
Neil Armostrong conquistò il primo brevetto di volo a 15 anni e passò la vita sugli aerei come pilota di caccia nel corso della guerra in Corea e poi come collaudatore.
Nel 62 fece domanda per entrare alla Nasa con una settimana di ritardo ma un amico ex compagno di volo lo aiutò e la domanda fu accettata.
Sveglio, geniale, predestinato, schivo e dedito al lavoro, raccontò di non esser stato spinto, verso lo spazio, da ambizioni personali. “Volevo contribuire alla riuscita di questo programma.”, disse alla Fallaci in una intervista.
Nell’equipaggio dell’Apollo 11 Armostrong divenne il comandante di missione. Fu lui a realizzare la manovra da brivido che condusse il modulo spaziale a far toccare il suolo lunare. Un azzardo che fu ribattezzato “EAGLE” – “Aquila”. Armstrong guidò manualmente, sulla luna, il modulo: nessun uomo l’aveva mai prima e lo realizzò con una precisione incredibile. A manovra eseguita, pronunciò la frase: “Qui Base della Tranquillità. The Eagle has landed”. Ciè: l’aquila è sbarcata. Frase che dopo lunghi attimi di silenzio farà tirare un sospiro di sollievo a tutta la Nasa e alla Terra.
Ci fu anche una vita dopo la luna, per Armstrong. Il pilota infatti ha insegnato in università, considerando la luna un pezzo della sua carriera, ma non l’unico e forse neppure il più importante. Era schivo, non amava i microfoni e le telecamere e visse sempre in Ohio.
Tra le poche curiosità che raccontò della missione e della Luna ci fu quella sull’odore della polvere lunare attaccata alla tuta e agli scarponi, una polvere antica miliardi di anni: “Sapeva di cenere bagnata e polvere da sparo”.
Come noto, Neil Armostrong fu il primo dei tre astronauti dell’Apollo 11 a essere sceso sulla luna ed è anche stato il primo a essersene andato il 25 agosto del 2012.
L’epitaffio voluto dalla famiglia, ne traccia il profilo: “E’ stato un eroe schivo che servì con onore la sua patria”. Ma la magia non finì lì.
Tre anni dopo la seconda moglie rinvenne in fondo ad un armadio una borsa che non aveva mai visto prima piena di cimeli della missione Apollo 11: lampade, cavi, morsetti e una telecamera utilizzata per filmare la fase finale della discesa sulla luna.
Il comandante tenne tutto per sé alla fine di quella storica impresa. In fondo, un pezzo di romanticismo e di amarcord lunare, ce lo aveva anche lui.