(Adnkronos) – Aveva 25 anni, amava viaggiare, ed era cresciuta nel Varesotto Carol Maltesi, la donna trovata a pezzi in alcuni sacchi neri gettati in un dirupo di Borno, in Valcamonica. Conosciuta nel mondo dell’hard con il nome di Charlotte Angie, Carol aveva un bambino di sei anni, con il quale postava foto insieme sui social. La giovane si era trasferita a Rescaldina, nel Milanese, dove viveva anche Davide Fontana, il 43enne impiegato di banca che ha confessato di averla uccisa. Prima di dedicarsi al mondo a luci rosse, Carol lavorava come commessa. La giovane, secondo quanto riferisce Varese News, sarebbe di origini metà italiane e metà olandesi, e a Sesto Calende, dove è cresciuta, avrebbe frequentato l’istituto delle ex Orsoline, praticando equitazione e danza.
Castana, occhi marroni, Carol era alta 1.60 e aveva diversi tatuaggi sul corpo, utili all’identificazione del suo corpo. Negli ultimi anni, dopo aver creato un profilo su Onlyfans Carol aveva debuttato come attrice hard scegliendo il nome d’arte di Charlotte Angie. “Essere sé stessi in un mondo che cerca continuamente di cambiarti è la più grande delle conquiste” scriveva sui social la giovane, citando il filosofo Ralph Waldo Emerson e alternando foto di viaggi all’Isola di Pasqua, in Sud America, Stati Uniti, Australia, Marocco, Spagna e Olanda a quelle del figlio, che chiamava il suo ‘ometto’. “Quattro anni fa sono diventata la tua mamma e da quel momento mi hai sempre dato un sacco di soddisfazioni” scriveva nel 2020 pubblicando uno scatto abbracciata al figlio, davanti a una torta di compleanno.
SU INSTAGRAM POSTAVA VIDEO CONTRO VIOLENZA DONNE – Due anni fa, sul suo profilo Instagram, la 25enne aveva pubblicato un video in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. “Non ho mai fatto video di questo genere su Instagram e non sono neanche tanto brava a parlare – diceva la giovane nel video, rimbalzato in queste ore anche online – però è veramente un tema che mi sta tanto a cuore, non solo perché l’ho vissuto personalmente ma perché si parla tanto di violenza fisica contro le donne ma è altrettanto importante parlare di quella psicologica, perché comunque ti distrugge emotivamente ed è altrettanto grave”.
“Se ne parla molto poco di questo – sottolineava Carol -. Quello che mi è venuto in mente è soprattutto che manca rispetto fra noi donne. E anche questa è comunque una forma di violenza psicologica”. La 25enne raccontava poi di aver notato questo atteggiamento “specialmente da quando sono entrata nel mondo delle mamme”. Le altre mamme, rimarcava, “sono sempre pronte a giudicarti se prendi decisioni diverse dalle loro. Personalmente mi son sentita dire che non faccio determinate cose da donne, che non sono una brava madre perché mi piace viaggiare e faccio determinati viaggi senza mio figlio o faccio foto provocanti. Penso che per combattere determinati pregiudizi noi donne dovremmo essere le prime a sostenerci”.