La ‘vita da Bomber’? Una fatica, sì, ma anche un orgoglio e una soddisfazione immensa per Emanuele Stivala e Fabio Tocco, founder della community ‘Che Fatica la Vita da Bomber’, che dell’ironia sullo sport hanno fatto un marchio di fabbrica. Un marchio vincente, in questo caso, con milioni di utenti raggiunti ogni mese fra Instagram, Facebook, TikTok e Twitch e che dai primi post – “partiti per gioco”, spiegano – si è via via trasformato nel tempo in una vera e propria azienda.
Contattati da Adnkronos per un commento sul match di stasera fra Italia e Belgio, i due mettono subito le mani avanti: “Perché, che c’è stasera? Succede qualcosa?”. Il motivo è presto detto: “Viviamo gli Europei in maniera molto scaramantica, è un po’ di giorni che stiamo uscendo con frasi come ‘tanto vince la Francia’, ‘tanto vince la Germania o il Belgio’ e sta funzionando… Ma non vogliamo gufare proprio oggi – scherzano -, anche perché siamo stati invitati da Rai Sport per partecipare a ‘Notti Europee’ per una sorta di angolo social e sarebbe davvero brutto esordire così!”. Ma dalla domanda su chi sia il bomber di Euro 2020 non si scappa: “Mbappé – replicano all’unisono -, grazie a lui anche l’Italia ha gioito. Ce ne saranno altri, ma per ora è lui… Anche se Marco Rossi – l’allenatore italiano dell’Ungheria, ndr – è un altro che ci ha dato delle gioie. Anche lui sì che per ora è il bomber”.
Milioni gli utenti raggiunti, migliaia i follower che seguono i post degli scaramantici Emanuele e Fabio: “A volte sono più simpatici di noi, con i commenti che potrebbero essere migliori dei copy. Ma è una community ampia e chiaramente vai a toccare la creatività delle persone”, spiegano, aggiungendo: “Nei copy spesso scriviamo ‘siate educati’ e questa cosa viene rispettata, gli utenti hanno capito la tipologia di post, di ironia e ci riteniamo fortunati”. Ma cosa significa guidare una community con questi numeri e, soprattutto, in questo momento? “E’ una figata, un orgoglio, una soddisfazione ma anche una responsabilità”, rispondono. Perché “col nostro modo di parlare abbiamo l’opportunità di influenzare chi ci segue. Quello che noi tendiamo a fare è mantenere un tono ironico, mai volgare, leggero. Raccontiamo il calcio che è la nostra passione, ma in realtà tutti gli sport, a modo nostro” e “alla fine ti ritrovi non solo a fare dei post come community, ma a vivere dei veri e propri storytelling come Emanuele e Fabio, fondatori, ma anche volto della community” attraverso dei format dedicati.
Un lavoro che “facciamo anche per i brand, le aziende: cuciamo su misura il progetto e quando arriva un brand ci piace raccontare le cose a modo nostro, inventiamo noi un format che banalmente potrebbe essere ‘A casa di…’. ‘Che cosa sei disposto a fare’ o la consegna del nostro Oscar per pubblicizzare quel prodotto”. Perché, spiegano, ‘Che fatica la vita da bomber’ “è a tutti gli effetti il nostro lavoro, e abbiamo dei dipendenti oggi: quello che è partito per gioco, quello che era solo Facebook o Instagram con post e copy simpatico, oggi è una vera e propria azienda fatta di parte grafica, creativa, videomaker o un po’ più istituzionale”.
“Quando è cambiato tutto? Quando la pagina non è stata più solo una pagina – rispondono -, ma si è trasformata in un brand. La cosa che ci differenzia è che il nostro è diventato man mano l’hashtag più cliccato al mondo per quanto riguarda la community, una parola unica, un concetto ed è quella cosa in cui – al di là di quanti anni hai, dal bambino di 6 anni che gioca a calcio al nonno – più o meno tutti si rispecchiano a modo loro. Poi l’esplosione con le magliette, il libro con Mondadori, i format su Italia1. E se ci chiedi se ce lo immaginavamo, la risposta è no. Per niente”.
Qualcosa legato a ‘Che fatica la vita da Bomber’ da ricordare o di cui siete particolarmente orgogliosi? La risposta tende al “romantico: durante la pandemia abbiamo lanciato i palleggi con la carta igienica che poi hanno fatto il giro del mondo. Quella challenge è stata raccolta da tantissimi calciatori – da Totti a Messi solo per citarne due -, e ci ha permesso di raccogliere una somma importante che abbiamo poi destinato all’ospedale della nostra città, Biella. E’ stato bello, ma anche una sorpresa. E c’è una cosa in particolare che ci ha fatto davvero piacere: i calciatori si sono fidati della challenge di ‘CFLVB’ riconoscendola come una cosa seria e per questo hanno donato insieme agli utenti”.