L’esultanza della Polonia durante la partita con Israele valida per le qualificazioni ad Euro 2020 ha fatto scoppiare la bufera: “GOOOOOOOL! Questo è già un pogrom!”, ha scritto lunedì sera sul proprio profilo Facebook la federazione polacca, per poi rimuovere subito il post. Un eccesso di gioia che ha alzato un gran polverone, soprattutto per il termine usato: Pogrom. La domanda allora è lecita: cosa vuol dire? Letteralmente ‘devastazione’, in pratica oppressione e morte. La parola, di derivazione russa, era infatti usata per indicare le sommesse popolari verso le minoranze religiose, in particolar modo quelle perpetrare ai danni del popolo ebraico.
Massacri, saccheggi, e orrori sono tornati alla mente dopo l’esultanza della federazione polacca, che si è prontamente giustificata tramite il portavoce Jakub Kwiatkowski: “Nelle partite viene spesso usata la parola pogrom – ha detto al magazine polacco Polytica – Se avessimo un tale approccio, non potremmo usare la parola bruciato nelle cronache. Forse questa parola era imbarazzante, perché solleva inutilmente queste emozioni”.
Polonia-Israele, 4-0 e polemiche
La vittoria in campo della Polonia su Israele è stata netta: un 4-0 frutto delle reti del milanista Piatek e di Lewandoski, che hanno reso facile la partita valida per la qualificazione al prossimo Europeo che si giocherà nell’estate del 2020. Una gara che non avrebbe fatto tanto scalpore se non fosse stato per l’esultanza sfrenata della federazione polacca sul proprio profilo Facebook che ha portato all’indignazione dei media israeliani.
Il termine Pogrom ha infatti scatenato una bufera che le giustificazioni della Polonia non sono riuscite a placare, come spiega anche Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme: “Semplicemente vergognoso, inaccettabile. e c’è un popolo che dovrebbe essere ben esperto del significato sono proprio i polacchi. La gente lì lo sa bene”, ha sentenziato Zuroff respingendo l’ipotesi che il termine Pogrom in Polonia abbia un significato diverso rispetto a quello che porta alla mente morte e dolore nei ricordi del popolo israeliano.