CGIL: CORREGGERE NORME INIQUE SU PENSIONI

 La Cgil auspica che il Senato nella rilettura della legge di stabilita’ “ritorni sui propri passi” e modifichi le norme in materia di pensioni votate dalla Camera. “Vi sono due emendamenti, di contenuto e segno diverso – osserva Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil – che se non corretti adeguatamente produrranno ulteriori elementi di iniquita’ e di confusione in un panorama, quello della normativa previdenziale, che oramai ha bisogno di un approccio organico di modifica profonda e di revisione radicale”. Un emendamento riguarda il cosiddetto tetto alle pensioni d’oro e l’altro, proposto dalla Commissione e accolto dal governo elimina le penalizzazioni per chi va in pensione anticipata (41,6 anni di contributi per le donne e 42,6 per gli uomini) prima dei 62 anni di eta.  Le penalizzazioni – spiega Lamonica – “colpiscono i lavoratori precoci e tutti coloro che, per salute (esposizione all’amianto etc.) o per lavori particolarmente faticosi (i cosiddetti lavori ’usuranti’), usufruiscono di agevolazioni sulle decorrenze. Anche perche’ la legge Fornero ha legato il calcolo della contribuzione ai periodi di ’effettivo lavoro’, escludendo proprio i soggetti piu’ fragili dalla non applicazione delle penalizzazioni fino al 2017”. “Questo meccanismo – sottolinea la sindacalista – sta colpendo in modo particolare le donne che, per il carico del lavoro di cura, hanno piu’ periodi di assenza. Quindi bene l’eliminazione della norma, ma essa deve essere stralciata strutturalmente: per tutti e anche successivamente al 2017, come invece previsto”. “L’altro punto – prosegue la segretaria di corso d’Italia – riguarda il cosiddetto tetto alle pensioni d’oro. Non si tratta infatti, come anche noi vorremmo, della definizione di un vero tetto, ma di una norma che impatta sul calcolo di tutte le pensioni e che, cosi’ formulata, genera persino interrogativi di costituzionalita’, come evidenziato dalle relazioni tecniche degli Uffici della Camera e del Senato”. “Di fatto si prevede che i contributi versati dopo il raggiungimento del diritto alla pensione – spiega – non abbiano piu’ alcun valore ai fini del calcolo della prestazione, senza neanche determinare soglie o quantita’, per cui si colpiscono anche le pensioni basse e si rischia di incoraggiare nuove forme di evasione contributiva”. “Inoltre – aggiunge – applicando il nuovo criterio di calcolo anche alle pensioni in essere, si introduce un precedente preoccupante”. Lamonica indica poi alcuni nodi irrisolti e dimenticati dalla manovra: “la legge di stabilita’ non affronta il problema di dare soluzione definitiva alla questione esodati, cosi’ come a quello di quota 96 nella scuola e dei macchinisti delle Ferrovie, temi urgenti che aspettano ancora risposte adeguate”.