Prova di forza della Cgil contro il governo Renzi. Da tutta Italia migliaia di pullman e treni speciali per dire no al Jobs Act e all’abolizione dell’art.18. La Camussa chiama alla mobilitazione gli iscritti al suo sindacato e boccia senza attenuanti la manovra economica per il prossimo anno. Una posizione che trova soltanto in parte il sostegno delle altre organizzazioni sindacali, che prendono le distanze dall’ipotesi di sciopero generale. Il neo sefretario generale della CISL Annamaria Furlan ritiene non sia utile oggi uno sciopero generale ma al contrario “sia utile una grande mobilitazione, tante assemblee nelle fabbriche e con i cittadini. Le persone devono sapere lo stato di salute vero del Paese, le cose importanti noi vogliamo deciderle insieme a loro. La prima esigenza – ha concluso – è stare sul territorio, stare nelle aziende, parlare con i lavoratori, con gli iscritti e i pensionati, ma anche con i tanti giovani che il lavoro non ce l’hanno”. Alla Furlan risponde il segretario della FIOM Maurizio Landini convinto che lo sciopero sia “la naturale prosecuzione della manifestazione del 25 ottobre che si presenta come una grande manifestazione che penso darà visivamente l’idea che le persone che lavorano e hanno bisogno di lavorare non condividono le scelte che il governo sta facendo” . “Proprio perché abbiamo sempre detto che l’inizio della mobilitazione coincideva con quella manifestazione – ha aggiunto – credo sarà normale e naturale decidere subito dopo di proseguire fino allo sciopero generale individuando tutte le modalità più opportune per arrivarci. E nemmeno lo sciopero generale sarà sufficiente, perché tutti i giorni ci sono aziende che annunciano chiusure, multinazionali che delocalizzano ed è ormai chiaro che, in assenza di politica industriale e senza una messa in discussione anche di determinati vincoli europei che facciano ripartire gli investimenti, si rischia di non uscire da questa situazione”.E ha aggiunto: “C’è bisogno di iniziative sui territori, fabbrica per fabbrica. Il governo dovrebbe fare un provvedimento, in questa fase, che incentivi l’uso dei contratti di solidarietà. Sarebbe intelligente prorogare la messa in campo della riforma Fornero, darci un altro anno di tempo, e rifinanziare i contratti solidarietà come strumento che eviti i licenziamenti, e poi far partire scelte di politica industriale decisive. La manifestazione e lo sciopero generale sono importanti perché danno un’idea di quello che vuoi fare ma poi ci deve essere un’azione che prosegue concretamente, sul territorio, nei luoghi di lavoro”.