Ieri erano mugugni, oggi a scendere in campo è direttamente Lorenzo Guerini, il felpato leader del ‘correntone’ dem Base Riformista. La ‘rottura della fiducia’ con Italia Viva decretata ieri da Enrico Letta dopo i fatti dello Zan, spingono ad intervenire in prima persona anche ‘Arnaldo’, copyright di Matteo Renzi che soprannominò così il ministro della Difesa per le sue doti di instancabile mediatore. “Penso che il campo largo di cui ha parlato il segretario del mio partito sia un dovere che dobbiamo portare avanti con grande impegno”, ha detto Guerini stamattina in tv dando voce all’agitazione in Base Riformista.
“Le polemiche di questi giorni hanno un loro significato – aggiunge riferendosi al ddl Zan- ma penso che dobbiamo soprattutto guardare avanti”, è l’invito di Guerini. Rivolto non solo alle dinamiche della coalizione ma anche all’imminente voto per l’elezione del Capo dello Stato. “Il metodo è costruire il più ampio consenso possibile sulla scelta di questa figura istituzionalmente rilevantissima”.
La risposta di Enrico Letta arriva a stretto giro. Parlando a margine di un’iniziativa in mattinata, il segretario del Pd chiarisce che anche dopo la bocciatura del ddl Zan ”evidentemente” c’è spazio per un centrosinistra largo. “‘Io lavoro sempre in una logica di un centrosinistra inclusivo, vincente”, ha spiegato il segretario del Pd sottolineando che la vicenda del ddl Zan ”è semplicemente stato un momento di chiarimento importante”. Un passaggio che il portavoce di Base Riformista, Alessandro Alfieri, giudica “importante” parlando con l’Adnkronos.
Prima dell’intervento di Letta sin dal primo mattino si era susseguiti interventi sui social di diversi esponenti di Base Riformista. A partire dall’ex-capogruppo Andrea Marcucci. ”Bisogna essere coerenti. Se si dice campo largo, poi il campo non può restringersi improvvisamente. Per la sfida del Quirinale, e per vincere le elezioni, serve il consenso più alto possibile. #riformisti”, scrive su twitter. E ancora il senatore Dario Stefano: “Ha ragione Lorenzo Guerini. Il campo va allargato non ristretto. Andiamo oltre le polemiche di queste ore. Fermiamoci un attimo e torniamo a ragionare. Anche per l’elezione del Capo dello Stato serve massima condivisione possibile”.
Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, invita a non legare la vicenda parlamentare dello Zan alla costruzione della coalizione. “Far discendere il perimetro del centrosinistra e le future alleanze dal voto sul ddl Zan a me -scrive su twitter Gori- pare un errore. Per noi più che per gli altri. In questi casi è consigliabile contare fino a 100. Altrimenti, per dispetto e per far dispetto, si corre il rischio di farsi male da soli”.
Una cautela di cui parla anche un senatore di lungo corso ed esperienza come Luigi Zanda: “Andrei cauto a parlare di rotture insanabili, di spartiacque definitivi”, dice al Foglio. “Non è il voto di ieri ad aver definito il perimetro del centrosinistra, non è dall’esito di uno scrutinio segreto certamente grave sul ddl Zan che il Pd deve elaborare la sua politica delle alleanze. Fare questa equivalenza sarebbe un errore”. Ma allo stesso tempo Zanda invita Renzi a fare chiarezza. Un invito che lancia anche Alfieri: “Patti chiari, amicizia lunga. Se Renzi vuole stare nel campo del centrosinistra lo deve dimostrare, il caso siciliano non è incoraggiante…”.