La notizia farà piacere a tutti gli appassionati del settore, ai sognatori, agli amanti della scienza e della fantascienza, e a tutti i curiosi e a quelli che pensano in grande, tanto quanto l’universo.
C’è acqua nello spazio: precisamente, c’è acqua in un pianeta, un altro pianeta rispetto alla Terra. E questo pianeta è K2-18b.
Ma che cosa vuol dire questo? E che pianeta è K2-18b? Cosa implica questa scoperta? Si può colonizzare un altro mondo?
Dunque è stata scoperta l’acqua su K2-18b. Si tratta di un eso-pianeta abitabile simile alla Terra.
Ricercatori dell’University College di Londra, tra i quali figura anche l’italiana Giovanna Tinetti, hanno scoperto vapore acqueo nell’atmosfera di un pianeta esterno al sistema solare grande 8 volte la Terra.
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Il pianeta orbita attorno a una stella nana distante 110 anni luce da noi. A quelle latitudini, dunque, il gruppo di ricercatori della University College London (Ucl) ha rilevato vapore acqueo nell’atmosfera.
K2-18b, sarebbe abitabile, ma occhio. Considerata l’intensa attività della stella, il pianeta potrebbe essere più “ostile” della Terra, ovvero disporre di una quantità maggiore di radiazioni.
Ad ogni modo la scoperta, pubblicata su Nature Astronomy, consiste nel primo rilevamento atmosferico su un esopianeta che orbita nella “zona abitabile” della sua stella, a una distanza in cui l’acqua potrebbe trovarsi allo stato liquido.
L’autore dello studio, dott. Angelo Tsiaras dell’UCL Centre for Space Exochemistry Data (CSED), ne parla così: “Trovare acqua in un mondo potenzialmente abitabile oltre la Terra è incredibilmente eccitante. K2-18b non si può definire una ‘Terra 2.0’ dal momento che è significativamente più pesante e ha una composizione atmosferica differente. Tuttavia, ci avvicina alla risposta alla fondamentale domanda: la Terra è unica?”.
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Il test ha rivelato la firma molecolare del vapore acqueo e la presenza di idrogeno e elio. Gli autori sono convinti che siano presenti anche altri elementi, come l’azoto e il metano.
K2-18b, scoperto nel 2015 dalla sonda Keplero della Nasa, è solo uno dei centinaia di pianeti extrasolari definiti “superterra”, la cui massa è compresa tra quella della Terra e Nettuno. La missione Tess dovrebbe rilevarne altri centinaia negli anni a venire.
Ingo Waldmann co-autore dello studio dichiara. “Con così tante superterre che ci aspettiamo di trovare nell’arco dei prossimi 20 anni, è molto verosimile che questo sia il primo di una lunga serie di pianeti potenzialmente abitabili. Non solo perché le superterre come K2-18b sono i pianeti più comuni nella nostra galassia, ma anche perché le nane rosse sono le stelle più diffuse”.
I telescopi spaziali come il James Webb Space Telescope o la missione Ariel, serviranno a vedere il tutto con maggior precisione.
“La nostra scoperta rende K2-18b uno dei più interessanti obiettivi per futuri studi“, afferma poi la prof. Giovanna Tinetti, co-autore e alla guida della missione Ariel.
“Sono stati rilevati oltre 4mila pianeti ma non sappiamo molto sulla loro composizione e origine. Osservando un ampio campione di pianeti, speriamo di svelare i segreti della loro chimica, formazione ed evoluzione”, conclude Angelo Tsiaras.
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