CASTELLI, DICHIARAZIONE DEL SINDACO DI MONTECOMPATRI SU AREA METROPOLITANA

    “Super Consiglio dei Comuni: così sarà la nuova Provincia. La Città metropolitana nascerà a ottobre e rappresenterà i 121 centri del territorio. Rispettivamente, sono questi titolo e sommario di un articolo su il Messaggero di oggi. Spiace notare però che, come più volte denunciato la rappresentanza, non ci sarà a causa di uno squilibrio strutturale nella formazione del nuovo ente. E lo dimostra il fatto che, come ben riportato nel pezzo, ‘il nodo vero su cui non mancano tensioni nel centrosinistra è come saranno distribuite le deleghe: a partire da quelle del vicesindaco’”, lo dichiara in una nota il sindaco di Monte Compatri, Marco De Carolis.

    montecompatri decarolis 12 05 08

    “La battaglia interna al Pd, iniziata con una lettera inviata al segretario regionale Fabio Melilli, è sul nome che il sindaco metropolitano Ignazio Marino sceglierà come suo braccio destro. Il profilo, a leggere i quotidiani, ci sarebbe ed è quello di Gianni Paris, consigliere più volte finito nel valzer degli assessorati di Roma. Se già si discute di incarichi, con identikit precisi e senza affrontare i nodi di competenze e risorse, la rappresentanza viene meno. Soprattutto se il vice di un’area di 121 Comuni viene ancora una volta da palazzo Senatorio. O peggio – aggiunge De Carolis – viene ancora una volta pescato nel bacino del centrosinistra”.

    “Rischiamo così di avere un consiglio con 11 membri su 24 espressione di Roma, così come un super sindaco di diritto e il suo braccio destro. Che provengono entrambi dal Pd. Per questo motivo – conclude il primo cittadino di Monte Compatri – rilanciamo l’idea di un’elezione anche per lo scranno più alto dell’Area metropolitana. In alternativa un vice che sia scelto tra gli altri Comuni, con potere di veto sulle scelte di quello che sarà un suo diretto superiore. Perché le competenze riguardano edilizia scolastica, rifiuti, strade e urbanistica. E i territori che circondano la Capitale non possono più permettersi di subire una visione romanocentrica della res publica”.