(Adnkronos) –
“Risulta assai complicato parlare di sport nel mezzo di un conflitto che, per la nostra rara abitudine a empatizzare con ciò che ci riguarda da lontano, sentiamo decisamente più doloroso di altri. D’altro canto vale la pena guardare verso la resilienza degli umani, aspetto che il paralimpismo racconta molto bene. Allora emerge l’enorme Giacomo Bertagnolli che da atleta navigato se pur ancora giovane, porta ai colori azzurri un poker di medaglie straordinario, due d’oro e altrettante d’argento. È cambiata la guida (Andrea Ravelli quella attuale) e la musica è la stessa, segno che il nostro porta bandiera va molto forte, sempre”. Lo spiega Daniele Cassioli campione paralimpico di sci nautico e Presidente onorario di Piramis onlus, all’Adnkronos, sulle Paralimpiadi di Pechino 2022 che si sono appena concluse e su quanto sta avvenendo in Ucraina.
“Romele ci regala un bronzo che nel fondo mancava da tempo all’Italia e Renè De Silvestro conferma quanto di buono ha fatto vedere agli ultimi mondiali di Lillehammer (Norvegia) e si porta a casa un bronzo e un argento in una categoria, quella dei sitting, piuttosto popolata. Orgogliosi ci rendono i campioni del paraicehockey, perché gli sport di squadra sono storicamente più complessi e perché siamo di fronte a una nazionale davvero giovane che può soltanto crescere, quinti a questa XIII edizione dei giochi invernali paralimpici, davanti a nazioni in cui questa disciplina è un tantino più sentita rispetto al nostro paese”, ha spiegato Cassioli, campione non vedente e autore del libro “Insegna al cuore a vedere”.
“Martina Vozza ha purtroppo pagato lo scotto dell’emozione, oltre a situazioni tecniche e climatiche sicuramente diverse e più difficili rispetto a quelle che l’hanno vista, insieme alla sua guida Ylenia Sabidussi, protagonista ai mondiali di gennaio; lo stesso si può dire dei nostri tre snowboardisti Luchini, Cardani e Moro che tornano a casa con i rimpianti a prendere il posto delle aspettative della vigilia”, ha proseguito il campione azzurro.
“Bendotti tra gli standing attende momenti migliori e soprattutto classificazioni più premianti la sua condizione e altri acuti sfiorati e mancati li teniamo in canna per il 2026, lì saremo noi a ospitare giochi olimpici e paralimpici, un’occasione per rinnovare impianti e cultura sul tema dell’accessibilità. L’Italia è l’unica nazione ad aver presentato la candidatura congiunta, Coni e Cip come esponenti di un’unica passione: lo sport”, ha aggiunto Cassioli.
“La delusione più che nei vari campi di gara, dove gli atleti hanno dimostrato di saper accettare successi e sconfitte, è dover assistere alla violazione della tregua olimpica, in vigore dai 7 giorni prima delle olimpiadi fino alla settimana successiva le Paralimpiadi. Ancora più grande, sembra superfluo ricordarlo, è lo shock di sapere che esseri umani come noi muoiano per mano di altri nostri simili. L’interruzione dei conflitti era una prassi già dagli antichi greci, pensate un po’ quanti progressi da allora abbiamo fatto come esseri umani. Ovviamente le spese più alte le pagano i civili, tra cui atleti russi e bielorussi, per non parlare di quelli ucraini che da aspiranti campioni sono diventati in un attimo profughi o soldati della resistenza”, ha voluto sottolineare il campione dello sci nautico.
“Lo sport paralimpico è nato proprio per restituire dignità agli invalidi di guerra, di questo passo rischiamo nel 2050 di avere Paralimpiadi più popolate delle omologhe per i normo dotati e la dignità, quella sì, perduta per sempre. Quando vediamo con gli occhi del cuore accadono cose straordinarie e per questo non è mai tardi per chi “insegna al cuore a vedere””, ha concluso il campione romano, vincitore di 25 titoli mondiali, 25 titoli europei e 41 titoli italiani.