Cassazione: aspetto esteriore non determinante per stupro

L’aspetto esteriore non può essere una discriminante nel giudizio su un caso di stupro. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, spegnendo le polemiche in merito ad una delle storie di tribunale che maggiormente avevano indignato la pubblica opinione. I fatti risalgono al 2017, quando due ragazzi erano stati assolti dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di una donna di Senigallia, per via dell’aspetto della vittima, che secondo i magistrati avrebbe dovuto “scoraggiare” l’azione criminale.

Cassazione: le motivazioni della decisione

La Cassazione quindi è corsa ai ripari, determinando che la bellezza o la bruttezza non sono elementi decisivi e rilevanti per giudicare una violenza sessuale. Il caso di Senigallia risale a 19 marzo del 2013: i magistrati di appello, nella circostanza, avevano specificato nelle motivazioni i caratteri “mascolini” della vittima, scrivendo addirittura che la foto presente nel fascicolo del processo poteva confermare la circostanza. Una sentenza poi annullata con rinvio. La sentenza della Corte d’Appello di Ancona aveva suscitato l’indignazione collettiva, al punto da portare il ministro della Giustizia Bonafede ad avviare un’indagine. Per i giudici della Cassazione, le tre magistrate marchigiane che avevano deciso diversamente si sarebbero determinate ad assolvere gli imputati per una “incondizionata accettazione” della storia raccontata dalla difesa, ma mancava un “serio raffronto critico” con la condanna emessa in primo grado. Vi è assenza inoltre, secondo la Cassazione, di “supporto probatorio” alle dichiarazioni dei due imputati  in merito alla consensualità del rapporto sessuale, considerando che la ragazza è stata poi sottoposta a intervento chirurgico e trasfusione, fatto che lascia presupporre invece un rapporto di tipo brutale. Infine, sulle motivazioni, per i giudici supremi si fondano su elementi “irrilevanti in quanto eccentrici rispetto al dato di comune esperienza rispetto alla tipologia dei reati in questione”, come “l’aspetto della vittima”. Sulla base della pronunciazione della Cassazione, quindi, il caso si riapre e sarà ripreso dalla Corte d’Appello di Perugia.