(Adnkronos) – Nel processo d’Appello per il caso dell’espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia avvenuta nel 2013 la procura generale di Perugia, con il procuratore generale Sergio Sottani e il sostituto procuratore generale Claudio Cicchella ha chiesto la condanna a 4 anni per Renato Cortese e Maurizio Improta con l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni con l’accusa di sequestro di persona.
La procura generale ha inoltre sollecitato una condanna a quattro anni anche per i poliziotti Francesco Stampacchia e Luca Armeni. Due anni e otto mesi la richiesta invece per Vincenzo Tramma con il riconoscimento delle attenuanti generiche. L’assoluzione e’ stata sollecitata per il poliziotto Stefano Leoni e per il giudice di pace Stefania Lavore “perché’ il fatto non costituisce reato”. Per le accuse di falso la procura generale ha chiesto il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.
In aula erano presenti i sette imputati, tra i quali l’ex capo della Squadra Mobile di Roma ed ex questore di Palermo Renato Cortese e l’ex capo dell’ufficio immigrazione e ed ex vertice della Polfer Maurizio Improta, e Alma Shalabayeva, moglie del kazako Muktar Ablyazov, parte civile nel procedimento. Il 14 ottobre del 2020 Cortese (l’uomo che catturò il boss della mafia Bernardo Provenzano), Improta, e i due poliziotti Francesco Stampacchia, Luca Armeni erano stati condannati, in primo grado, a una pena di cinque anni di reclusione e all’interdizione perpetua dei pubblici uffici, il giudice di pace Stefania Lavore a due anni e sei mesi e gli altri poliziotti, Stefano Leoni a tre anni e mezzo di reclusione mentre Vincenzo Tramma a quattro anni. Condanne che, ad eccezione del giudice di pace, avevano visto il riconoscimento oltre che per i falsi, anche del reato di sequestro di persona. (dall’inviata Assunta Cassiano
)