Caso Emanuele Scieri, rinviati a giudizio davanti alla Corte d’assise gli ex caporali della Folgore Alessandro Panella di Cerveteri (Roma) e Luigi Zabara di Frosinone. Sono accusati dell’omicidio volontario aggravato dell’allievo paracadutista, trovato morto nella caserma Gamerra di Pisa il 16 agosto 1999, tre giorni dopo il decesso. Assolti invece l’ex caporale della Folgore Andrea Antico di Rimini, anche lui indagato dalla Procura di omicidio volontario aggravato. Antico aveva chiesto di essere giudicato con rito abbreviato: per lui la Procura aveva chiesto 18 anni di reclusione. Il giudice ha stabilito che Antico non ha commesso il fatto.
Il giudice Murano ha assolto anche l’ex comandante della Folgore Enrico Celentano e l’ex aiutante maggiore Salvatore Romondia perché il fatto non sussiste. Erano accusati di favoreggiamento ed avevano chiesto il rito abbreviato. Per loro la Procura aveva chiesto 4 anni.
Emanuele Scieri, nato e residente a Siracusa, laureato in giurisprudenza, ha 26 anni quando viene chiamato sotto le armi nel luglio del 1999 e sta già svolgendo pratica in uno studio legale. Finito il Car (il centro addestramento reclute) a Firenze, viene trasferito alla caserma Gamerra con altri commilitoni il 13 agosto. Dopo aver sistemato i bagagli in camerata esce insieme ad altri coetanei per una passeggiata nel centro di Pisa e rientra in caserma alle 22.15, ma al contrappello delle 23.45 non risponde. Nonostante diversi colleghi riferiscano che è tornato in caserma, Scieri viene dato per non rientrato: a quell’ora probabilmente è già morto o è agonizzante. Il cadavere resta ai piedi della scala di una torre di asciugatura dei paracadute – posto solitamente frequentato dagli ‘anziani’ della caserma – per tre giorni. Solo il 16 agosto viene ritrovato.
Nell’estate del 2018 c’è una svolta nelle indagini, dopo che il caso era stato archiviato come suicidio: la Procura di Pisa arresta Alessandro Panella, caporale e capocamerata a cui era stato assegnato Scieri. Vengono iscritti nel registro degli indagati anche Andrea Antico e Luigi Zabara. Successivamente, vengono indagati anche i due ex ufficiali. La pista da seguire sarebbe quella del nonnismo: secondo la commissione di inchiesta parlamentare, istituita nel 2016 e conclusa a dicembre 2017, nella caserma “avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia”.
Secondo l’accusa, la sera del 13 agosto del 1999 i tre indagati dopo aver fatto spogliare e dopo aver picchiato Scieri, lo avrebbero obbligato a salire sulla torre di asciugatura e poi avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle dita. Di qui la caduta a terra della recluta e la fuga dei caporali. Secondo i periti della famiglia Scieri, il giovane morì dopo qualche ora di agonia. Un soccorso immediato avrebbe potuto salvarlo è l’elemento alla base dell’accusa di omicidio volontario visto che il preterintenzionale si è prescritto nell’agosto 2017.
Nel giugno scorso Antico, nel corso dell’udienza preliminare, aveva fatto spontanee dichiarazioni leggendo una memoria difensiva con la quale aveva ribadito la sua innocenza. Antico sostenne che lui partì il 12 agosto per una licenza terminato il servizio e che non era a Pisa quando Scieri fu ucciso e neppure tre giorni dopo quando fu ritrovato il cadavere. Il giudice Pietro Murano lo ha così assolto.
“Non è finita, sicuramente ci sarà un appello – ha detto all’Adnkronos l’avvocato Francesco Virgore, difensore di Enrico Celentano – dobbiamo leggere le motivazioni e capire su cosa ha basato il suo convincimento il giudice. Letto quello, la tranquillità sarà maggiore. La decisione è importante soprattutto per come è venuta fuori l’assoluzione, non con formula dubitativa ma ben precisa perché il fatto non sussiste”.
“Aspettiamo di leggere con attenzione e interesse le motivazioni di questa sentenza e alla fine valuteremo se e come procedere con il ricorso”, ha detto dal canto suo il procuratore capo della Procura di Pisa, Alessandro Crini. “Abbiamo investito tempo e risorse in questo processo – ha aggiunto il procuratore Crini – e pur mantenendo il massimo rispetto nella funzione del giudice vogliamo capire quali sono state le argomentazioni che lo hanno portato ad arrivare a conclusioni diverse dalle nostre. Solo dopo aver letto le motivazioni decideremo come muoverci. Abbiamo sentito centinaia di testi e riesumato anche la salma di Emanuele Scieri e siamo convinti che questa sia solo una tappa di questa vicenda molto complessa e per la quale si arriva a un giudizio 22 anni dopo i fatti”.
“La situazione non è chiara ma certamente senti un certo disturbo, poiché, da tanti anni ti rendi conto che la giustizia non riesce a fare luce. Sono amareggiata, questo e’ il mio stato d’animo in questo momento”, ha affermato all’Adnkronos Isabella Guarino Scieri, la mamma di Emanuele, che ha aggiunto: “Naturalmente l’iter di questo processo e’ molto lungo. Sono anni che aspettiamo giustizia ma chiaramente ancora non riusciamo ad avere un risultato certo che faccia veramente luce su quanto successe a mio figlio”. “Oltre quelli legali – osserva la donna – ci sono anche i giudizi etici. Dal punto di vista etico non credo che bastino sentenze per assolverli”. E conclude: “Il ricordo di mio figlio è sempre vivo. Non c’è un attimo della mia vita che lui non sia dentro di me. Sento poi l’affetto dei suoi amici e di quanti conoscevamo Emanuele”.