(Adnkronos) – Sono state depositate presso la cancelleria della Corte d’appello di Caltanissetta, come apprende l’Adnkronos, le motivazioni della sentenza di appello del processo nei confronti del ‘cerchio magico’ della ex giudice Silvana Saguto, per anni a capo della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.
I reati contestati all’ex magistrata sono corruzione, concussione e abuso d’ufficio. Secondo l’accusa, Saguto avrebbe gestito in modo clientelare e illegale i beni sequestrati e confiscati alla mafia gestendo illecitamente le nomine degli amministratori giudiziari, scegliendo solo professionisti a lei fedelissimi. In cambio avrebbe ricevuto da loro favori e regali. La sentenza di secondo grado era stata emessa il 20 luglio del 2022 dalla Corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta da Marco Sabella.
I giudici di secondo grado aumentarono di quattro mesi la condanna per Silvana Saguto. In primo grado era stata condannata a 8 anni e 6 mesi, mentre in appello sono diventati 8 anni, 10 mesi e quindici giorni. Per il resto, il collegio a luglio 2022 confermò le valutazioni del tribunale, che aveva fatto cadere l’accusa di associazione a delinquere.
E’ rimasta invece confermata l’accusa di corruzione. Secondo l’accusa , l’ex giudice avrebbe intascato una somma di 20 mila, consegnata dall’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, il “re” degli amministratori giudiziari, anche lui imputato, anche lui condannato, a 7 anni e sette mesi. In primo grado, il legale aveva avuto un mese in meno.
Ecco le altre condanne: Sei anni e due mesi per il marito dell’ex giudice, l’ingegnere Lorenzo Caramma; 4 mesi, invece dei 6 del primo grado, per il figlio di Silvana Saguto, Emanuele Caramma. Confermata la pena di 3 anni per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo e per il professore della Kore di Enna ed ex amministratore giudiziario Carmelo Provenzano, che in primo grado aveva avuto 6 anni e 10 mesi. Nelle 1.214 pagine delle motivazioni i giudici di appello ripercorrono tutta la vicenda giudiziaria della ex potente Presidente della sezione misure di prevenzione che, secondo l’accusa, avrebbe utilizzato il suo potere, affidando incarichi agli ‘amici’ in cambio di soldi.