Questa mattina la procura di Roma ha chiuso l’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore di Trieste rapito e ucciso nel gennaio del 2016 in Egitto. Gli inquirenti hanno emesso avvisi di chiusura delle indagini, che precedono la richiesta di celebrazione del processo, nei confronti di quattro agenti dei servizi segreti egiziani. A rischio processo il generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Usham Helmi e Magdi Ibrahim Abdelas Sharif. Sono accusati, a vario titolo, per sequestro di persona pluriaggravato. Al maggiore Magdi Ibrahim Abdelas Sharif viene contestato anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato. Per un quinto agente, Mamhoud Naje, i pm hanno chiesto l’archiviazione per “insufficienza di prove”.
Secondo gli inquirenti, Giulio Regeni è stato privato della libertà per nove giorni dai sequestratori, che lo hanno torturato e poi ucciso tra il 25 gennaio e il 3 febbraio di quattro anni fa.
Paola Regeni: “Nulla ci fermerà”
“Nessuno avrebbe mai pensato di arrivare dove siamo oggi”. A dirlo è Paola Regeni, madre del ricercatore friuliano, in una conferenza stampa alla Camera il giorno in cui gli inquirenti hanno chiuso l’indagine sulle torture e sull’omicidio del figlio. “Oggi è una tappa importante per la democrazia italiana e per l’Egitto – ha proseguito – Niente ci ferma. La nostra lotta di famiglia è diventata una lotta di civiltà dei diritti umani. Giulio è diventato uno specchio che riverbera in tutto il mondo come vengono violati i diritti umani in Egitto”.
Paola Regeni ha poi chiesto alla commissione d’inchiesta “di fare chiarezza sulle responsabilità italiane”. “Come mai Giulio, un cittadino italiano – ha detto – non è stato salvato in un Paese amico e che continua ad essere amico?”
Claudio Regeni: “Verità in secondo piano”
La ricerca della verità è stata messa “in secondo piano” per dare “priorità alla normalizzazione dei rapporti tra Italia ed Egitto”, ha detto invece Claudio Regeni, il padre di Giulio, che ha accusato l’ambasciatore italiano Giampaolo Cantini di aver evitato di “affrontare qualsiasi scontro” con il Cairo.
Mario Bonito