CASO PANTANI – ‘LA CAMORRA GLI FECE PERDERE IL GIRO’, ATTRAVERSO LE INTERCETTAZIONI DI UN DETENUTO, LE PROCURE DI FORLÌ E NAPOLI RIAPRONO LA VICENDA DEL PIRATA

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    “Fu la camorra a far perdere il Giro a Pantani”. Quella che per anni negli ambienti criminali era solo una confidenza scottante, ora grazie all’intercettazione telefonica di un detenuto vicino alla camorra e ad ambienti legati alle scommesse clandestine, potrebbe riaccende i riflettori sulle tragiche vicende del ‘Pirata’. Il detenuto intercettato sarebbe lo stesso del quale parlò Renato Vallanzasca, a cui l’uomo confidò in prigione quale sarebbe stato l’esito del Giro d’Italia del ’99. Infatti in quell’occasione Pantani, fino a quel momento dominatore assoluto, non avrebbe finito la corsa. Confidenze sulle quali hanno lavorato con tenacia e pazienza le procure di Forlì e di quella di Napoli, così l’uomo è stato identificato e interrogato e subito dopo ha telefonato a un parente. Telefonata che la procura ha intercettato e che Premium Sport diffonde oggi per la prima volta in esclusiva. Ed ecco un sunto, alcuni passaggi della telefonata intercettata: Uomo: “Vallanzasca poche sere fa ha fatto delle dichiarazioni”. Parente: “Una dichiarazione…”. Uomo: “Dicendo che un camorrista di grosso calibro gli avrebbe detto: ’Guarda che il Giro d’Italia non lo vince Pantani, non arriva alla fine. Perché sbanca tutte ’e cose perché si sono giocati tutti quanti a isso. E quindi praticamente la Camorra ha fatto perdere il Giro a Pantani. Cambiando le provette e facendolo risultare dopato. Questa cosa ci tiene a saperla anche la mamma”. Parente: “Ma è vera questa cosa?”. Uomo: “Sì, sì, sì… sì, sì”. Una notizia che restituisce il buonumore a Tonina Pantani, madre del campione scomparso:  “Finalmente qualcuno è riuscito a fare un buon lavoro. Devo ringraziare i ragazzi di Forlì, che ci hanno messo un grande impegno. Non mi ridanno Marco, logicamente, ma pensi gli ridiano la dignità, anche se per me non l’ha mai persa – afferma la donna, tra l’altro autrice del bellissimo libro sulla storia del suo Marco. Le parole di questa intercettazione fanno male, è una conferma di quello che ha sempre detto Marco, cioè che l’avevano fregato. Io mio figlio lo conoscevo molto bene: Marco, se non era a posto quella mattina, faceva come tutti gli altri. Si sarebbe preso quei 15 giorni a casa e poi sarebbe rientrato, calmo. Però non l’ha mai accettato, non l’ha mai accettato perché non era vero. Finalmente – conclude la signora Tonina – la gente ora potrà dirlo, anche se tanta gente sapeva che l’avevano fregato. Io sono molto serena oggi: finalmente sono riuscita e sono riusciti a trovare queste cose”.

    M.