(Adnkronos) – “Ali Agca interviene sempre in momenti mediaticamente rilevanti, se ha elementi concreti e riscontrabili sul rapimento di mia sorella li fornisca. Rispetto alle dichiarazioni che ha sempre fatto sul coinvolgimento del Vaticano, dire ora che con il documentario viene messa in atto una campagna calunniosa contro la Chiesa è contraddittorio”. Così Pietro Orlandi commenta all’Adnkronos la lettera aperta di Ali Agca, il ‘lupo grigio’ che il 13 maggio 1981 attentò alla vita di papa Giovanni Paolo II, con cui è intervenuto sul documentario di Netflix ‘Vatican Girl’ che riaccende i riflettori sul caso di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana sparita nel nulla a Roma nel giugno 1983.
Con Agca “ci ho parlato nel 2010 in Turchia – racconta Pietro Orlandi – dopo che era uscito dal carcere. L’ho voluto incontrare perché anni prima in una lettera a mio padre scrisse che Emanuela era viva. Le cose che diceva erano credibili, dimostrava di avere conoscenza del mondo della Chiesa. Poi disse che mi avrebbe inviato documenti che però non sono mai arrivati”.
“La docuserie trasmessa in questi giorni su Netflix è disponibile in 160 Paesi e ora in tutto il mondo stanno conoscendo la storia di mia sorella. Mi sono arrivati messaggi di solidarietà dall’India all’Ecuador, persone colpite da un caso che non conoscevano. Anche questo serve – conclude il fratello di Emanuela – a mantenere viva l’attenzione sulla storia di mia sorella”.