(Adnkronos) – “Non esiste stupro, è un fatto che risale al 1978, mio zio mi fece solo semplici avances verbali, al momento fui scossa ma finì lì e lo raccontai solo al nostro sacerdote in confessione”. Così Natalina Orlandi, sorella di Emanuela – la giovane cittadina vaticana scomparsa misteriosamente nel 1983 – chiarisce in una conferenza stampa la vicenda emersa dopo il servizio mandato in onda ieri dal tg La7 su una nuova pista che porterebbe al coinvolgimento dello zio della Orlandi, ormai morto.
“Questo fu il rapporto con mio zio. E infatti le nostre famiglie sono unite. Io questa cosa la tenni per me. Poi nell’83 mi hanno chiamato e subii un interrogatorio. Erano cose che sapevano tutti, magistrati inquirenti e investigatori. È finita lì e non portò a nulla”, aggiunge Natalina.
“Non giudico bene quello che fece mio zio e lo rivelai al mio fidanzato e mio zio non fece più nulla. E poi cosa c’entra con la sparizione di Emanuela avvenuta 5 anni dopo?”, si domanda. “Dopo le avances verbali che mi fece, mio zio è tornato sui suoi passi ed è finita lì. Noi escludiamo che nostro zio abbia fatto avances anche a Emanuela”, afferma.
“Nel 2017 – rivela Natalina Orlandi – vengo contattata da Becciu. Mi dice che mio fratello insisteva per avere documentazione ma che aveva dei documenti del 1978 che mi riguardavano. Mi è sembrata una forma ricattatoria. Ho detto che io non avevo problemi”.
La conferenza stampa è stata voluta dall’avvocato della famiglia Orlandi Laura Sgrò che attacca: “Quello che è successo ieri meritava un approfondimento. Siamo stati travolti da questa notizia, ieri si è fatta macelleria della vita delle persone. Dal tg de La7 – sottolinea Sgrò – abbiamo appreso che è tornata in auge una pista, vengono raccontati fatti molto privati, la vita di Natalina Orlandi è stata messa in piazza e macellata. Ho ritenuto che fosse Natalina a raccontare quello che è successo, ieri le vicende personali della famiglia Orlandi sono state macelleria”, insiste.
Ma per Pietro Orlandi la lettura da dare ai fatti è chiara: “Qualcuno all’interno del Vaticano sta facendo di tutto per spostare l’attenzione all’esterno, per scaricare qualunque responsabilità su altri, addirittura sulla famiglia”, afferma. “Diddi sta lavorando per arrivare a una verità di comodo, non alla verità”, aggiunge.
“Faccio appello ai senatori, sono convinto che la commissione parlamentare possa portare alla verità e infatti il Vaticano la teme e non la vuole. Mi auguro che passi la votazione. Ieri Il Vaticano ha calpestato le ultime briciole di dignità. Io sono convinto – chiarisce Pietro Oralndi – che Papa Francesco con l’apertura dell’inchiesta volesse fare passi avanti ma qualcuno sta facendo di tutto per spostare l’attenzione fuori dal Vaticano”, insiste.
“Spero in una dichiarazione del procuratore Lo Voi e del promotore Diddi. Non si può rimanere in silenzio”, afferma Pietro Orlandi. “E’ una notizia fatta uscire apposta, per spostare l’attenzione. Perché si sposta l’attenzione su mio zio?”.
“Sono state importanti le parole del Papa per la Commissione parlamentare e infatti il giorno dopo sono stati eliminati tutti gli emendamenti”, sottolinea Pietro. “Da questa commissione ci aspettiamo che si capiscano tutte le vicende oscure. Come famiglia le dobbiamo tentare tutte e la ricerca della verità non può avere un colore politico” ha aggiunto. “Per 10 anni Papa Francesco si è comportato come i suoi predecessori, ma io vorrei incontrarlo per raccontargli delle carogne che ha attorno, laici e prelati”.