“Il Vaticano mi chiese un incontro, che aveva come oggetto la richiesta di trovare un sistema per non mantenere l’attenzione della stampa in modo negativo sul Vaticano. In quell’occasione, chiesi la possibilità del rinvenimento del corpo di Emanuela Orlandi o almeno di sapere, di conoscere la sua fine. Si mostrarono disponibili, e mi dissero ‘le faremo sapere'”. La clamorosa rivelazione arriva dal magistrato Giancarlo Capaldo, nel corso della presentazione del suo secondo romanzo ‘La ragazza scomparsa’ ispirato alle vicende del sequestro della giovane, che Capaldo ha seguito dal 2009 per quattro anni.
“Feci quella richiesta -rivela Capaldo- perché sapevo che conoscere la verità toglie il tormento alla famiglia, lo sapevo per esperienza. Quello che non accettiamo infatti non è la morte, ma di non conoscere cosa sia accaduto ai nostri cari. Loro si resero disponibili a fare ogni sforzo possibile, ammettendo dunque che fosse una soluzione percorribile”, ha raccontato ancora.
“C’è stato un momento storico in cui il Vaticano, che fino ad allora aveva scelto la strada di rimandare alle calende greche la conoscenza di tutta la vicenda- la strategia utilizzata per quasi tutto il tempo -ha usato un’altra strategia, ovvero quella di fare alcune azioni verso la possibilità di permettere alla famiglia di riabbracciare le spoglie di Emanuela”. Questo ‘cambio di strategia’ “è durato un mese, ed è intercorso proprio nel momento che mi ha visto protagonista”, ha affermato il magistrato.
“Intendiamo rivolgerci immediatamente all’autorità giudiziaria vaticana, per chiedere chiarimenti dopo le rivelazioni del magistrato Giancarlo Capaldo, al fine di conoscere a che titolo è avvenuto questo incontro, chi erano gli interlocutori, a che titolo parlavano”. A dirlo all’Adnkronos è l’avvocato della famiglia di Emanuela Orlandi Laura Sgrò aggiungendo: “Ci attiveremo subito, erano anni che aspettavamo questo momento. Dopo 38 anni, la famiglia ha diritto di sapere la verità”.
“Il Vaticano ha tradito Emanuela e la mia famiglia, ci ha voltato le spalle. Io personalmente sono convinto che Papa Francesco sia a conoscenza della storia, perché è quello che più di tutti ha alzato un muro sulla vicenda. Ora dovrebbe fare un passo importante per farci riavere il corpo, perché sarebbe dimostrazione di avere una coscienza cristiana: lui rappresenta Gesù Cristo in terra, e non dovrebbero continuare a tenere tutto occultato come stanno facendo da 38 anni”. A dirlo, in un accorato sfogo, è il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro.
“Questa storia non può restare occultata a vita -incalza Orlandi, che da sempre lotta per avere giustizia- Noi abbiamo sempre dato la massima fiducia al Vaticano, ma col tempo mi sono convinto e che la questione è nata là dentro. Chi sa delle cose e non dice nulla è complice, e là dentro ci sono tantissimo complici”. Per il fratello di Emanuela la verità “è troppo pesante per l’immagine della chiesa, verrebbe giù tutto, è questo è il motivo per cui non è venuta mai fuori la verità. Ma sarebbe ora che il Vaticano prendesse una posizione seria”.