(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – C’è la moglie di Beppe Grillo, Parvin Tadjik, ma anche il maestro di kite surf e alcuni investigatori. Eccola, la lista dei testimoni depositata dalla Procura di Tempio Pausania presso la cancelleria del Tribunale, dove domani mattina, alle 9.30 prenderà il via il processo a carico di Ciro Grillo, il figlio di Beppe Grillo, di Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, tutti accusati di violenza di gruppo nei confronti di una giovane italo-norvegese. Il presunto stupro sarebbe avvenuto in una notte della calda estate del luglio del 2019 in Costa Smeralda, nel residence del comico genovese. Ecco perché il Procuratore Gregorio Capasso chiamerà a deporre, se la lista verrà accolto dal Tribunale, anche la moglie di Grillo, che quella notte dormiva a poca distanza dal luogo della presunta violenza di gruppo. Anche se la donna ha sempre detto agli inquirenti di non avere sentito o visto nulla.
Sono una quarantina i nomi citati dalla Procura, tra cui amiche e amici delle due studentesse. La parte civile della ragazza italo-norvegese, che oggi ha 22 anni, rappresentata dall’avvocata Giulia Bongiorno, ha chiesto ci citare anche alcuni giornalisti, come l’inviata del Corriere della Sera Giusi Fasano e il collega di Repubblica Fabio Tonacci, per alcune interviste realizzate in Sardegna. Tra i testi citati anche il proprietario del B&B dove hanno dormito le due ragazze dopo l’accaduto. Ci saranno, ancora, dei medici legali che dovranno spiegare quale fosse lo stato di salute delle due ragazze.
Intanto, come apprende l’Adnkronos, l’avvocata Giulia Bongiorno ha chiesto al Tribunale di Tempio Pausania di non aprire le porte del processo ai giornalisti ma di celebrarlo “a porte chiuse” per la delicatezza della vicenda.
Nei giorni scorsi, un altro legale degli imputati, ha lasciato il mandato. Si tratta dell’avvocato Romano Raimondo, che rappresentava Francesco Corsiglia. Sarà sostituto dalla collega sarda Antonella Cuccureddu del Foro di Sassaro. Che difenderà Corsiglia con l’avvocato Gennaro Velle. Il collegio difensivo è composto, poi, da Alessandro Vaccaro per Lauria; Andrea Vernazza ed Enrico Grillo per Ciro Grillo, Ernesto Monteverde e Mariano Mameli per Capitta.
Ma cosa accadde quella notte, tra il 16 e il 17 luglio 2019? La giovane era con un’amica, che però non è una testimone oculare perché quella notte dormiva sul divano. E anche lei sarebbe stata vittima di abusi perché mentre dormiva i giovani hanno scattato delle fotografie in atteggiamenti osceni proprio sul suo viso. Agli atti c’è anche una consulenza medico legale da cui emergerebbe il sospetto che la studentessa italo-norvegese fosse stata costretta ad assumere Ghb, la cosiddetta droga dello stupro, un’ipotesi avanzata dal consulente, il professor Enrico Marinelli dell’Università La Sapienza, specialista in medicina legale, richiesta e depositata dall’avvocata Bongiorno. “In linea puramente teorica -scrive Marinelli nella relazione di una ventina di pagine – non è possibile escludere” che la presunta vittima abbia assunto “cosiddette droghe da stupro, prima o in associazione con l’alcol”. Il professore le definisce “particolarmente insidiose” poiché sono “costituite da liquidi inodori e incolori, facilmente mescolabili alle comuni bevande, anche non alcoliche, senza che la vittima se ne possa accorgere”. Ma non è stata trovata alcuna conferma. Se per Ciro Grillo e i suoi amici il rapporto con la ragazza sarebbe stato “consenziente” il professore scrive che “non può aver espresso un valido consenso al rapporto di gruppo”. Perché l’alcol “scemava grandemente la sua capacità decisionale e annullava la sua capacità di autodeterminazione”
La ragazza, come sembra, avrebbe avuto un vuoto di memoria dopo il risveglio. “Un’amnesia senza la perdita di coscienza e la capacità di compiere azioni complesse come conversare, guidare, avere rapporti sessuali e perfino uccidere”, dice il professore nella relazione. La battaglia tra accusa e difesa ruota attorno a undici trascrizioni, di chat e telefonate, che entreranno nel procedimento a carico di Ciro Grillo, il figlio di Beppe Grillo, e dei suoi tre amici. Si tratta di brogliacci già agli atti ma mai trascritti. Secondo le parti civili emergerebbero altri particolari “interessanti”. A maggio la Procura di TempioI Pausania aveva chiesto il rinvio a giudizio dei quattro giovani genovesi. Tutti accusati di violenza di gruppo. Anche se i ragazzi hanno sempre parlato di “rapporti consenzienti”.
Nel corso delle indagini sono emerse numerose chat agli atti. In una, del gruppo ‘Official Mostri’, si leggeva: “3 vs 1”. I quattro accusati – Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia – si vantavano di quella serata a Cala Volpe e raccontavano agli amici curiosi di Genova: “È stato forte” e la ragazza non era “niente di ché”. I telefonini sono stati sequestrati il 29 agosto successivo, il giorno del compleanno di Francesco Corsiglia. “Mi sa che quella c’ha denunciato”, scriveva in chat Capitta”.
Lo scorso novembre, subito dopo il rinvio a giudizio dei quattro ragazzi, l’avvocata Giulia Bongiorno, parlando con i cronisti a Tempio aveva detto: “La Cassazione dice che nei processi per violenza sessuale bastano le dichiarazioni della persona offesa, se ritenuta attendibile. Noi qui abbiamo molto di più delle dichiarazioni della ragazza. Ci sono intercettazioni, chat, video, messaggi e tanto altro che per noi sono come una scatola nera. Dicono come sono andati i fatti”. La ragazza dopo la notizia del processo ha detto alla sua legale: “Avvocato, io oggi finalmente ricomincio a respirare”. Una ragazza “molto traumatizzata, molto sofferente che vive ogni giorno come se avesse accanto perennemente la sensazione fisica di quello che le è successo, una specie di compagna quotidiana. C’è anche chi si permette di pubblicare il suo nome e cognome e renderla identificabile”, ha detto Giulia Bongiorno. Adesso la parola passa al Tribunale di Tempio Pausania. Domani si celebra la prima udienza. Con ogni probabilità a porte chiuse.