Un’odissea quella della vicenda Gregoretti, oggi infatti in Senato è stato deciso che la Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama, si riunirà lunedì prossimo (il 20 gennaio) alle 16.30, per votare sulla richiesta di processo a Salvini (che eventualmente ‘sarebbe poi votato’ in aula verso metà febbraio). A ‘blindare’ il rinvio è stata la presidente Casellati, che ha votato in Giunta del regolamento.
Tutto questo al termine di una giornata a dir poco convulsa, con la presidente che in mattinata aveva accolto la richiesta di integrazione della Giunta per il regolamento, inserendo le due senatrici (la Unterberger e la De Petris), così da aggiungere – in quota alla maggioranza, una decisione molto contestata – con 2 Pd, 2 M5S, uno del Misto e l’altro per la Autonomie, a bilanciare così i sei dell’opposizione: 3 della Lega, 2 di Forza Italia, ed uno di Fratelli d’Italia. Il primo voto sul quesito proposto dalla minoranza – a firma di Grassi – ‘alla fine’ ha trovato tutti d’accordo (12 sì). Nello specifico, il leghista definiva ‘perentorio’ il termine deciso di 30 giorni (quindi oggi), per convocare la Giunta di Gasparri.
Così, con la maggioranza favorevole ad uno spostamento della data (tra l’altro in coincidenza con il voto regionale, ed il conseguente stop alle attività parlamentari), e l’altra parte invece decisa a votare lunedì prossimo, Salvini ha preso la parola chiedendo sia al Pd che ai 5stelle di essere processo ‘al momento’.
Come spiega il cronista dell’agenzia di stampa AdnKronos, che ha attentamente seguito i lavori, premessi i 30 giorni per il termine, ‘la minoranza ha chiesto di votare in odg una deroga fino al 20, mantenendo il criterio della ‘perentorietà‘. Come ha poi spiegato Francesco Zaffini, senatore Fdi, “Visto che due senatori, Grasso e Giarrusso, sono all’estero, chiediamo di arrivare a posticipare fino a lunedì“.
C’è comunque da precisare che il termine della scadenza dei 30 giorni per la convocazione, era oggi, sarebbe quindi stata irregolare perché, i tempi di preavviso sono di 24 ore, dunque anche da qui la decisione di posticiparla fino a lunedì. Si ripartirà con il voto della Giunta alla relazione del presidente Gasparri, dove viene chiesto di non autorizzare il tribunale dei ministri di Catania a mandare a processo l’ex ministro dell’Interno, per ‘sequestro di persona’.
Ovviamente, come detto, non sono certo state ‘rose e fiori’. Invocando la ‘mancanza di terzietà’ più volte infatti la maggioranza è esplosa contestando apertamente. Il capogruppo Pd al senato, Andrea Marcucci, ha parlato di “un fatto gravissimo”, attaccando poi la Casellati, che a suo dire “ha gettato la maschera, facendo un colpo di mano”. Dura anche la De Petris, ‘meravigliata’ dal voto espresso dalla presidente del Senato, con l’eco del capogruppo grillino Perilli, che ha denunciato un “fatto evidente: unvoto decisivo che avrà delle conseguenze“.
Dal canto suo la Casellati non ha certo incassato, rilanciando che era un suo dovere ‘garantire la funzionalità di un organo del Senato’, e che “si respinge con forza ogni ricostruzione che possa mettere in discussione la terzietà della sua azione ovvero connotarla politicamente”. Poi, attraverso una nota, la presidente ha spiegato di non aver votato né “per la maggioranza, né per l’opposizione, ma di essersi espressa a favore di una proposta avanzata da un singolo componente della Giunta, al fine di garantire la mera funzionalità degli organi del Senato“.
Max