“E’ solo una conferma di quanto avevo sollevato fin dal primo giorno e di quanto che era stato scritto nella memoria di opposizione, quando avevo parlato di inquinamento della scena del crimine”. Lo afferma all’Adnkronos l’avvocato Paolo Pirani, legale del fratello e della madre di David Rossi, riguardo a quanto emerso dai lavori della Commissione di inchiesta sulla morte dell’ex capo comunicazione di Mps, presieduta da Pierantonio Zanettin, che proporrà ai colleghi di inviare gli atti al Csm e alla procura di Genova.
“Da protocollo di polizia giudiziaria – ricorda – quando c’è una morte e va accertato se si tratti di omicidio, suicidio o altra causa, la prima cosa che va fatta è isolare il luogo in cui si trova il cadavere e luogo dove si sarebbe trovata la persona nell’immediatezza precedente alla morte: l’accesso alla stanza doveva essere bloccato a tutti se non alla polizia scientifica”.
“Si tratta solo della conferma di ciò che avevamo già ipotizzato e che purtroppo non fu approfondito quando il gip dichiarò l’archiviazione – prosegue Pirani – Sta emergendo ciò che doveva emergere quanto meno in sede di prima opposizione o in sede di seconda opposizione”.
“Riguardo alla parte telefonica avevamo perplessità e avevamo sollevato la necessità di fare approfondimenti”, continua il legale. “Dai tabulati risultava una conversazione di qualche secondo come se qualcuno avesse risposto e che ci fosse stata una risposta era incompatibile con il fatto che l’avesse fatta David” che a quell’ora era già morto, sottolinea Pirani.