CASO CUCCHI – LA PROCURA DI ROMA CHIUDE L’INCHIESTA BIS ACCUSANDO I TRE CARABINIERI DI OMICIDIO. LA SORELLA ILARIA: ‘BISOGNA RESISTERE ED AVERE FIDUCIA NELLA GIUSTIZIA’

“I carabinieri sono accusati di omicidio, calunnia e falso. Voglio dire a tutti che bisogna resistere, resistere, resistere. Ed avere fiducia nella giustizia”. Attraverso un post su Facebook Ilaria Cucchi commenta così, a caldo, la chiusura da parte della procura di Roma dell’inchiesta bis sulla morte del fratello Stefano, fermato per droga il 15 ottobre 2009 e morto una settimana dopo all’ospedale Pertini. Stamane infatti la Procura di Roma ha contestato il reato di omicidio preterintenzionale a Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, i tre carabinieri che arrestarono il geometra romano. “Ci sono voluti sette anni ma ce l’abbiamo fatta. Sono emozionato, felice. Credo sia un messaggio importante per tutti: quando si sa di essere dalla parte del giusto, bisogna resistere, resistere, resistere e la verità pria o poi viene fuori”, ha dichiarato davanti ai microfoni dell’agenzia di stampa Adnkronos l’avv. Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi. “Ringrazio di cuore la famiglia Cucchi per la fiducia concessami. E ringrazio il procuratore Pignatone e gli investigatori per la bravura a indagare a 360”. Ora, ha aggiunto ancora Anselmo, “faremo i conti in un’aula giudiziaria, di fronte la Corte d’Assise. Grazie a tutti”. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, secondo l’accusa, sarebbero loro ad aver colpito dopo l’arresto il giovane, con “calci, schiaffi e pugni provocando una rovinosa caduta a terra con l’impatto al suolo della regione sacrale”. Le accuse di falso e calunnia oltreché a Francesco Tedesco sono contestate al maresciallo Roberto Mandolini comandante della stazione Appia, dove dopo l’arresto Cucchi fu portato, mentre la calunnia è stata contestata al carabinieri Vincenzo Nicolardi.