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Caso Cucchi, condannati due carabinieri per fals

Caso Cucchi, condannati due carabinieri per falso. La nuova svolta sul caso di Stefano Cucchi, il geometra morto a Roma il 22 ottobre 2009, quando era sottoposto a custodia cautelare.

Nel merito della sentenza della corte d’assise di appello di Roma nel processo d’appello bis per le accuse di falso, è stato condannato a tre anni e sei mesi il maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti comandante della stazione Appia, e condannato a due anni e quattro mesi il carabiniere Francesco Tedesco, il militare che con le sue dichiarazioni fece riaprire le indagini sul caso di Stefano Cucchi.

La pronuncia arriva a poche ore dalla prescrizione che scatta alla mezzanotte di oggi 21 luglio. Il processo si è aperto il 4 luglio scorso dopo che la cassazione ad aprile aveva disposto un nuovo giudizio di secondo grado nel merito dell’udienza con cui era stata resa stabilita la condanna a 12 anni di carcere per i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro accusati di omicidio preterintenzionale.

“Della morte di Stefano Cucchi sono stati dichiarati responsabili, con sentenza divenuta definitiva, due carabinieri della stazione Roma Appia come conseguenza delle lesioni praticate. Di queste lesioni non c’e’ traccia nel verbale di arresto. Proprio in virtù di questo silenzio – ha sottolineato il procuratore generale Roberto Cavallone nel corso della requisitoria del 4 luglio scorso – gli agenti della polizia penitenziaria hanno subito un lungo e ingiusto processo. Il processo agli agenti della polizia penitenziaria e il processo agli ufficiali dell’Arma si sono verificati in conseguenza alle omissioni del verbale di arresto. In quelle 42 righe del verbale di arresto si nasconde il male, la banalità del male. Se fosse stato accennato quanto avvenuto nella sala fotosegnalamento in quel verbale di arresto, Stefano Cucchi non sarebbe morto. La vita di tante altre persone, a partire dai suoi familiari, sarebbe stata diversa”.

Per Mandolini il procuratore generale aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado a tre anni e otto mesi. Per Tedesco, che con le sue dichiarazioni riaprì le indagini sul caso, il pg aveva chiesto l’assoluzione.