Il presidente della commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini passa al contrattacco e alle 14.00 andrà a spiegare le sue ragioni davanti alla Giunta per le Immunità di Palazzo Madama chiamata a decidere sulla richiesta di arresto arrivata nei suoi confronti dalla Procura di Trani. Il parlamentare, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più reati di corruzione per induzione e concorso in bancarotta fraudolenta nel crac della Casa di cura Divina Provvidenza, presenterà molto probabilmente anche una sua memoria. Ma nel frattempo il clima, al Senato, sul caso Azzollini resta infuocato. E i senatori già si dividono in fazioni. In molti assicurano di aver già “letto tutte le carte” (l’ordinanza è di circa 600 pagine) e di aver capito che in realtà “nei confronti di Azzollini non esisterebbero i requisiti per l’arresto” (pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove) anche perché molte delle accuse che gli sono state mosse dipenderebbero “esclusivamente dal ruolo che svolge in commissione Bilancio” dove però i provvedimenti vengono votati da maggioranza, opposizione e poi devono passare il vaglio della Camera. Quindi, insistono, il “fumus persecutionis esisterebbe eccome anche perché, e a questo punto di solito si abbassa la voce, si sa che tra Azzollini e il magistrato che lo accusa non corra buon sangue…”. “Chi dice queste cose – si ribatte anche nell’opposizione – vuol dire che le carte non le ha lette o non le ha capite. A pagina 402 e 403 dell’ordinanza infatti il Gip dice chiaramente che la sua attività legislativa di per sé non assume rilevanza ai fini dell’accusa”. Quello che gli viene contestato “è più che altro l’atteggiamento di potere che ha esercitato fuori del Parlamento facendosi forte del proprio incarico di presidente della commissione Bilancio per riuscire a piazzare suoi uomini in ruoli chiave, in modo di avere sempre il controllo della situazione e dettare legge su ogni cosa”. Ma tutti si dicono curiosi di sentire cosa dirà Azzollini a sua discolpa. Grande solidarietà intanto dai colleghi di partito che lo mettono spesso al centro di capannelli, sia fuori della commissione dove si continua a lavorare ai pareri del ddl Scuola e della riforma della Rai, sia nel Salone Garibaldi di Palazzo Madama e, interrogati dai cronisti sul punto, assicurano di esser pronti a far quadrato. E’ chiaro che prima si dovranno leggere bene tutte le carte, precisano, ma da quanto “emerge sinora sembra che ci siano tutti gli estremi per arrivare a difenderlo come un sol uomo”. Dopo la sua audizione, i componenti della Giunta e il presidente Dario Stefano potranno rivolgere delle domande ad Azzollini. Terminata questa fase difensiva, Stefano, che è anche relatore del procedimento (molto probabilmente già martedì prossimo) formulerà la sua richiesta. E da lì si aprirà la discussione generale che potrebbe durare alcune sedute. Secondo quanto sostenuto da alcuni senatori di Ncd l’idea sarebbe quella di tirarla per le lunghe sino a fine mese perché per allora il Tribunale del riesame potrebbe essersi pronunciato sulla richiesta di arresto, magari respingendola, ma secondo quanto si apprende dagli uffici giudiziari pugliesi, Azzollini sinora non avrebbe ancora presentato alcun ricorso. A norma dell’articolo 319 quater del codice di procedura penale avrebbe 10 giorni di tempo per farlo dal momento della notifica della richiesta di arresto che sarebbe stata trasmessa al senatore il 10 giugno. E per domani non si escludono annunci a sorpresa.