Una buona notizia per migliaia di famiglie romane che, con ansia e terrore, aspettavano da anni che questa norma – poi passata a febbraio con il Collegato al bilancio – venisse infine varata dalla Giunta regionale, così da rendere ‘vivo’ il regolamento attuativo e il modello di gestione della regolarizzazione amministrativa. Dunque, grazia ad una delibera regionale arriverà la regolarizzazione delle occupazioni nelle case popolari.
Come dicevamo, l’opportunità di poter disporre di ‘un’assegnazione in regolarizzazione’ per i nuclei che abitano senza alcun titolo negli alloggi dell’Ater o dei comuni della regione, in realtà era già stato previsto con la legge 1 del 2020 (il cosiddetto Collegato al Bilancio).
Ora, nello specifico, la nuova delibera fissa modalità della presentazione della domanda, stabilendone al contempo l’iter procedurale.
A tal proposito, tiene ad affermare l’assessore regionale Massimiliano Valeriani, “A febbraio il Consiglio regionale ha approvato la norma all’interno del Collegato e ora la Giunta ha varato il regolamento attuativo e il modello di gestione della regolarizzazione amministrativa per tutti i Comuni e le Ater del Lazio”.
Dunque la richiesta di regolarizzazione potrà essere inviata al Comune dove è ubicato l’alloggio e all’Ater di competenza a partire dal 1 settembre 2020 fino alle ore 24 del 27 febbraio 2021. Diversamente, Potrà essere inviata direttamente dall’interessato, tramite raccomandata o Pec, oppure ricorrendo alla consulenza di Caf, sindacati, patronati e comitati degli inquilini.
Ma attenzione, spiega il responsabile casa del Pd, Yuri Trombetti (nella foto): “Diversamente, gli inquilini dovranno dimostrare di aver occupato prima del 23 maggio 2014, data di approvazione della cosiddetta Legge Lupi, che impedisce agli occupanti di ottenere la residenza e la regolarizzazione. Per comprovarlo i diretti interessati dovranno allegare un documento come il certificato di residenza o il verbale della polizia locale”.
“Anche qui, come per altri ‘accessi’ per quel che determinerà il canone, così come i limiti di accesso il calcolo del “dovuto a titolo di indennità” (indica la legge del collegato al Bilancio), sarà pari al canone Erp calcolato in base al reddito, per il periodo dell’occupazione dell’alloggio, per un massimo di cinque anni, con una sanzione di 200 euro mensili (-10 % per cento per i nuclei familiari in cui vi presenti minori, -20% in caso di minori con disabilità)”.
Tuttavia, spiega ancora Trombetti, “Nel caso in cui sia superiore al limite di accesso ma inferiore a quello di decadenza, sempre in base al collegato al Bilancio, sarà pari a un canone calmierato per il periodo di occupazione, per un massimo di cinque anni, con abbattimenti progressivi da un minimo dal 30 per cento al 60 per cento tenendo conto del reddito del nucleo familiare. In queso caso verrà richiesta anche una sanzione di 250 euro mensili, ridotta del 10 per cento per i nuclei familiari in cui siano presenti minori o del 20 per cento qualora siano presenti minori con disabilità. In entrambi i casi l’indennità sarà rateizzabile e il debito dovrà essere oggetto di accettazione da parte dell’occupante”.
Ovviamente, sempre in virtù della legge del collegato al Bilancio, sanzioni e percentuali di detrazione varieranno a secondo del reddito:
se superiore al limite di accesso, ma inferiore a quello di decadenza, verrà applicato un canone calmierato per il periodo di occupazione (max 5 anni), attraverso abbattimenti progressivi, che variano dal 30 al 60%, in base al reddito complessivo del nucleo familiare. Anche qui – come sopra, e variabili se vi sono minori, e minori disabili – scatterà una sanzione di 250 euro mensili.
In ogni caso l’indennità è rateizzabile e, come spiega il responsabile casa del Pd, Yuri Trombetti, “il debito dovrà essere oggetto di accettazione da parte dell’occupante”.
Coloro che richiedono la sanatoria dovranno inoltre dichiarare di non essere proprietari o di non poter utilizzare altri alloggi adeguati alle esigenze del nucleo familiare sul territorio dove si trova l’alloggio occupato o di non essere proprietario di immobili con un valore superiore ai 100mila euro sull’intero territorio nazionale. E ancora, aggiunge il responsabile casa del Pd, “Di non avere avuto in assegnazione alloggi realizzati con contributi pubblici o di non aver realizzato abusi all’interno dell’immobile abitato senza titolo. Non sarà possibile sanare se, in seguito alla verifica da parte degli enti gestori, risulterà che l’alloggio occupato è stato sottratto ad un legittimo assegnatario”.
Una volta analizzate le posizioni dei richiedenti le Ater dovranno inviare gli elenchi al Comune di riferimento per la predisposizione del provvedimento finale di assegnazione in regolarizzazione o di rigetto della domanda. Nel caso gli immobili siano di proprietà de Comuni tutto l’iter sarà in capo all’ente locale.
La richiesta di regolarizzazione, potrà essere inviata all’Ater di competenza – o al Comune dove è ubicato l’alloggio – a partire dal prossimo 1 settembre 2020, e fino alle ore 24 del 27 febbraio 2021.
La domanda – ripetiamo – potrà essere inviata (dall’interessato), attraverso una raccomandata, Pec o, diversamente, per mezzo della consulenza di Caf, sindacati, patronati e comitati degli inquilini.
Le istruttorie dovranno concludersi entro 12 mesi dalla ricezione della domanda. Comuni e Ater trasmetteranno alla Regione, con cadenza semestrale, l’elenco delle richieste ricevute.
Max