Come rivelano i dati elaborati dall’Istat sull’inflazione, a febbraio sarebbe stato registrato un calo del 9,1% tuttavia, fa giustamente notare Coldiretti, visto invece all’aumento subito dai prezzi dei beni alimentari (cresciuti in media del 12,9%), la sensazione è quella di trovarci di fronte a dati in evidente controtendenza! Basta allo zucchero, che ha toccato punte massime del 55%, od all’olio di semi (senza contare poi quello di girasole, ‘made in Ucraina’).
Nello specifico, spiega ancora Coldiretti, “Ad aumentare sono sia i prezzi degli alimentari non lavorati (+8,7%) che soprattutto quelli lavorati (+15,5%) che risentono del balzo dei costi di produzione legati alla trasformazione e dal confezionamento. Le difficoltà si estendono infatti dalle tavole dei consumatori alle imprese per le quali si sono registrati nell’anno di guerra aumenti dei costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio”.
Inoltre, osserva Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, “La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori“. Dunque, fa notare Prandini si prefigura l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa“.
E ancora, “Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro – prosegue il presidente – progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali“.
Max