In Italia, ma ancor più nel mondo, per decenni ha rappresentato per eccellenza la ‘ballerina classica’, una sorta di figura metafisica, che sospesa sulle punte dei piedi sfidava la gravità lievitando come una foglia al vento. Non a caso il grande poeta, Eugenio Montale, la definì l’”Eterna fanciulla danzante”.
Nata 84 anni fa (il 20 agosto del 1936), in una Milano già allora pratica e produttiva, in una delle feste organizzate dal dopolavoro del papà ferroviere, una piccolissima Carla Fracci incantava tutti con le sue straordinarie virtù fisiche al punto che, seppure con riserbo, infine i genitori decisero di iscriverla alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala.
Inizia da lì la bellissima fiaba della bambina divenuta in pochi anni un etoile di caratura mondiale, applaudita nei teatri di tutto il mondo.
La sua interpretazione di ‘Giselle’ diverrà unica ed irripetibile, come testimoniato dalle numerose edizioni che l’hanno vista danzare prima con Erik Bruhn al Met, e poi con un’altra icona della danza: il grandissimo Rudy Nureyev.
Un incontro che risale al 1963, per divenire un sodalizio artistico irripetibile. Dello splendido danzatore sovietico la Fracci disse: “Ballare con Rudolf era una sfida. Carattere difficile. Eccentrico e competitivo. Ma di grandissima generosità. Era inammissibile per lui che nel lavoro non ci si impegnasse. E per guadagnarsi la sua stima, bisognava essere più forti e uscirne vittoriosi”.
La sua stima derivava da una similitudine caratteriale, lei stessa infatti decise di abbandonare la Scala, perché le avevano cancellato un balletto. Tuttavia, seppure giovanissima avesse optato per una carriera da ‘indipendente’, in brevissimo tempo non tardò ad affermarsi a livello mondiale.
E non sbagliava infatti il New York Times quando, dopo averla ammirata volteggiare sul palco, la definì “la prima ballerina assoluta”.
Amata dai più grandi coreografi (Cranko, Dell’Ara, Rodrigues, Nureyev, Butler, Béjart, Tetley e molti altri), nel corso della sua preziosa carriera Carla Fracci, come dicevamo ha danzato nei teatri più prestigiosi del mondo: oltre La Scala, ricordiamo infatti il Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet, il Royal Swedish Ballet e, dal 1967, ‘Guest’ dell’American Ballet Theatre, dove ebbe modo di venire affiancata da star del calibro di Erik Bruhn, Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov, Gheorghe Iancu, Vladimir Vasiliev, Henning Kronstam e, nel nostro Paese, da eccellenze come Amedeo Amodio, Paolo Bortoluzzi.
Donna schiva e riservata, come dimostra l’infausto esito di questa malattia, vissuta quasi in ‘segretezza’, e a causa della quale oggi ci ha lasciati, anche nella sua vita professionale riuscì a conciliare nel migliore dei modi la vita privata con la carriera senza problemi.
Nel 1964 sposò Beppe Menegatti (allora aiuto regista di Visconti), e quattro anni dopo divenne mamma. Ma furono eventi, come detto, vissuti con grande riservatezza, tra un successo ed un altro.
Un forte lutto quello che ha colpito la danza italiana e quella mondiale, soprattutto perché era la stessa Carla Fracci la Danza…
Max