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Carceri ormai fuori controllo: a Viterbo un detenuto ferisce al poliziotto con una lametta. Stesso iter a Rieti: agente ferito al collo

Con una cadenza impressionante, negli istituti di pena del Paese non passa una settimana senza che si verifichino danni e violenze contro gli agenti della Polizia Penitenziaria. Un fenomeno grave e dilagante che, specie nel Lazio (vedi i precedenti a Rebibbia e Civitavecchia), ha più volte registrato le decise reazioni dei sindacati di categoria.

La FP CGIL Polizia Penitenziaria: “Nel Carcere di Viterbo un affollamento reale di oltre il 150% rispetto ai detenuti presenti, dei quali il 35% sono stranieri. Il personale soffre di una grave carenza organica”

Un detenuto magrebino ieri pomeriggio nel carcere di Viterbo, ha ferito un Poliziotto penitenziario ad un braccio utilizzando una lametta da barba. Il detenuto aveva già commesso altre aggressioni sia pure più lievi di quella in questione, ma quel che preoccupa sono le aggressioni quotidiane ai danni degli operatori di Polizia Penitenziaria e che fino ad ora non solo non hanno trovato alcuna soluzione, ma che aumentano di mese in mese”, racconta il Coordinatore regionale Ciro Di Domenico della FP CGIL Polizia Penitenziaria. “Il pronto soccorso dell’ospedale ha refertato il collega con cinque giorni di prognosi e lo ha sottoposto ad analisi del sangue da ripetersi nelle prossime settimane perché pare che il detenuto soffra di malattie trasmissibili”. Invece Mirko Manna, Nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria, denuncia che  “Il carcere di Viterbo ha un affollamento reale di oltre il 150% rispetto ai detenuti presenti, dei quali il 35% sono stranieri. Il personale di Polizia Penitenziaria invece soffre di una grave carenza organica rispetto alla forza lavoro prevista. C’è urgente bisogno di una rimodulazione delle modalità di lavoro in carcere. Serve più personale di Polizia Penitenziaria. Se il Ministro non è in grado di rappresentare questa necessità al Governo è fondamentale ripensare al lavoro che devono svolgere i lavoratori del comparto sicurezza in carcere. Non è possibile che un servitore dello Stato debba essere minacciato e subisca ferite ogni giorno”.

La FP CGIL Polizia Penitenziaria: “Chiediamo l’apertura di un tavolo con il Ministero della Giustizia, della Sanità e della Conferenza delle Regioni e Provincie autonome”

Altro carcere, stessa ‘storia’: “Un detenuto ristretto nel carcere di Rieti, nella giornata di ieri ha usato una lametta contro un Poliziotto penitenziario e lo ha ferito al collo con un taglio da dietro l’orecchio sinistro. Pochi millimetri più in là e il taglio poteva essere fatale”, rivela ancora il Coordinatore regionale Ciro Di Domenico della FP CGIL Polizia Penitenziaria: “L’aggressore ha da tempo problemi psichiatrici che non trovano soluzione in carcere. Voleva essere accompagnato presso la sezione dell’infermeria del penitenziario, ma non appena il Poliziotto ha aperto la cella, il detenuto ha estratto una lametta da barba e l’ha usata contro l’agente di Polizia Penitenziaria in servizio in quel momento. Il poliziotto è stato accompagnato presso il pronto soccorso dell’ospedale cittadino dove è stato curato con cinque punti di sutura. L’episodio segue di poche ore quello avvenuto il 31 luglio scorso dove un detenuto ha inferto un violento pugno all’orecchio di un altro Poliziotto. Chiediamo un immediato confronto con la Direzione del carcere per trovare soluzioni che stanno minando la salute e la serenità dei lavoratori di Polizia Penitenziaria del carcere reatino”. Anche in questo caso Mirko Manna, Nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria: “La gestione dei detenuti con problemi psichici è argomento di salute mentale a carico del servizio sanitario nazionale. Il passaggio dalla medicina penitenziaria che è stata abolita nel 2008 e la presa in carico della gestione della salute, anche quella mentale, da parte del Ministero della Salute, ha avuto il solo effetto di scaricare sul Corpo di Polizia Penitenziaria, il servizio di salute mentale di prossimità che di certo non può competere agli uomini e alle donne di una Forza di Polizia dello Stato. Chiediamo l’apertura di un tavolo con il Ministero della Giustizia, della Sanità e della Conferenza delle Regioni e Provincie autonome, a cui devono essere presenti anche le Organizzazioni sindacali rappresentative della Polizia Penitenziaria per trovare soluzioni immediate alle aggressioni ai Poliziotti penitenziari da parte di detenuti con conclamati problemi psichiatrici”.

Max

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Max Tamanti