“La signora, visibilmente sotto choc, era aggrappata al guardrail mentre l’acqua la stava trascinando via, ma ormai le forze la stavano abbandonando. E la corrente rischiava di travolgerla. Siamo intervenuti in tempo e siamo riusciti a salvarla. Abbiamo solo fatto il nostro dovere”. Il carabiniere scelto Maurizio Anicito, 33 anni, di Catania, non lo dice, forse per pudore, ma anche lui ha rischiato di essere travolto dalla furia dell’acqua mentre tentava di salvare una donna, con i suoi tre colleghi militari. Una signora di 40 anni rimasta intrappolata nell’acqua nell’alluvione che ha colpito il capoluogo etneo. E che è stata salvata solo grazie all’aiuto di quattro carabinieri che hanno fatto una catena umana. Il terminale della catena umana era proprio Maurizio Anicito. Che l’ha rassicurata, l’ha incoraggiata e l’ha portata al sicuro, grazie all’aiuto dei tre colleghi. “E ad un albero che ci ha permesso di tenerci aggrappati”, racconta il carabiniere.
Ma cosa è accaduto in quel pomeriggio drammatico in cui Catania è finita sommersa dall’acqua che ha travolto tutto e provocato anche due morti? “Stavamo svolgendo servizio di regolare pattuglia per le vie di Catania, quando, alle 17.05, su segnalazione di alcuni cittadini, siamo stati messi a conoscenza che alcune persone erano rimaste intrappolate nella corrente d’acqua a Passo del Fico, inondato dall’alluvione – racconta Anicito in una intervista all’Adnkronos – Una donna era stata vista nuotare in balia delle correnti. Subito abbiamo dato l’allarme alla centrale operativa per allertare sia i Vigili del fuoco che il personale del 118. Non appena giunti sul posto abbiamo notato la signora sulla Provinciale 55, chiamata Passo del Fico, completamente inondata di acqua, aggrappata al guardrail in prenda di crisi di panico e in stato di evidente choc. Quando ci ha visti, ha iniziato a sbracciarsi, era esausta. La sua era una richiesta disperata di aiuto, era allo stremo”.
“Prima eravamo solo io e il collega – dice ancora Maurizio Anicito all’Adnkronos- poi ci ha raggiunto un’altra pattuglia in ausilio. Grazie al collettivo siamo riusciti a salvare la signora. Era a 30 metri da noi. Così, abbiamo fatto una catena umana e l’abbiamo raggiunta. L’abbiamo rassicurata, noi intanto ci tenevamo per mano per non essere travolti, il nostro punto fermo era l’albero. Un collega si è aggrappato all’albero, e un collega dopo l’altro siamo riusciti a raggiungere la signora”. Il carabiniere ammette anche “Siamo riusciti a salvarla con non poche difficoltà. Era stremata. Tra l’altro, non sapeva nuotare, era in evidente stato di choc. Era confusa”. “Sembrava che non capisse cosa le dicevo, proprio perché sotto choc – dice ancora – si aggrappava con forza a me e con non poche difficoltà siamo riusciti a portarla via da lì”. Il carabiniere scelto Anicito si è completamente immerso nel’acqua.
“Era difficile riuscire a stare fermi perché c’era fango ovunque, e ci arrivavano addosso grossi tronchi – dice -ancora – L’acqua e il fango trascinavano via tutto. Ma siamo riusciti a salvarla. Grazie all’aiuto di tutti i colleghi l’abbiamo portata via e l’abbiamo portata in macchina. Poi siamo andato presso un rifornimento di benzina aspettando l’ambulanza”. Per fortuna, la signora non aveva subito danni. Era solo in stato di choc e in leggera ipotermia. “Sarebbe morta, sicuramente – Ma siamo arrivati in tempo”.
Alla domanda se in quei momenti si sono resi conto di avere rischiato la vita anche loro, dice allargando le braccia: “Noi facciamo questo come lavoro, siamo pronti anche a questo. Siamo lì per questo motivo”. Maurizio Anicito fa il carabiniere de 12 anni e dal 2017 è al Nucleo operativo Radiomobile di Catania. “Ne ho viste di alluvioni ma non come questa – dice – Mai vista una cosa simile. Mai. Nel 2018 c’era stata un’altra alluvione simile ma non come questa”. Anicito, poi, ci tiene a ribadire che “se non fosse stato per i colleghi, per il lavoro di squadra, non ce l’avremmo mai fatta”. “E’ vero, abbiamo rischiato, chi più chi meno, ma senza di loro non avrei avuto modo di aggrapparmi. E’ stata la catena umana a salvare la signora. La collaborazione di tutti e quattro i colleghi”. (di Elvira Terranova)