Monterosi si prepara a vivere la sua prima, storica stagione nel campionato di Serie C, ma il presidente del club che prenderà il nome di Monterosi Tuscia football club e giocherà a Rocchi di Viterbo, Luciano Capponi, guarda molto più lontano. “Siamo partiti dalla terza categoria ma ho un obbiettivo ancora più grande: non ha senso non arrivare in Serie A”, ha raccontato Capponi che è regista e autore sia di cinema che di teatro e televisione, all’Adnkronos. “La squadra prenderà il nome di Monterosi Tuscia football club, perché da sempre lavoro sul territorio, e l’idea è quella di unire le società della Tuscia in un’unica squadra, con un grande progetto, quello di cominciare a costruire un grande centro sportivo a Sutri, con l’approvazione di Vittorio Sgarbi, con uno stadio inizialmente da 15mila posti per arrivare in Serie A”.
Il club biancorosso ha stravinto l’ultimo campionato di Serie D trascinando il piccolissimo paese del viterbese in una nuova dimensione anche grazie al lavoro del direttore generale Fabrizio Lucchesi. “Galeotta fu la vicinanza di casa, è nato tutto per caso, io mi sono innamorato di lui e lui di me. Posso garantire che negli ultimi mesi ha ricevuto tantissime offerte, anche dalla serie A, ma mi ha detto ‘voglio fare questa avventura insieme a te’, e di questo lo ringrazio. Del resto l’inserimento nel professionismo è un salto mortale triplo, la macchina burocratica è infernale”.
“Fare un’amichevole con la Roma o la Lazio? Ci ha pensato la Roma, abbiamo avuto un invito direttamente da Mourinho in persona, ma voleva giocare il 15 luglio e noi iniziamo la preparazione il 21 luglio, non era possibile ma la faremo sicuramente”, ha detto Capponi, presidente del Monterosi, dalla prossima stagione in Lega Pro, all’Adnkronos. “Sono stato tanto tifoso della Roma, anche se ora me ne sono un po’ distaccato”.
C’è però ora da affrontare un campionato di Serie C. “Le neo promosse possono aprire le contrattazioni solo il 9 luglio, mentre le altre prima, si parte con l’handicap, ma faremo del nostro meglio. Io non sono entrato nel calcio per la visibilità o per il business. Io sono un autore e regista, sono da 50 anni nel cinema, radio e Tv, e scrivo favole. Trovando un campo di pozzolana in terza categoria mi ricordai che amavo il pallone, così diventò un campo in erba, e da allora è iniziata questa grande avventura”.
Quello di Capponi si potrebbe definire il trionfo della programmazione tecnica ma soprattutto societaria, con la voglia di fare qualcosa per cambiare il calcio in meglio. “Sono contento per questa società, finalmente potrò portare in Lega le mie idee, per cercare di migliorare il movimento. Questa piramide di miliardi che scivolano e si fermano non va bene. Si potrebbero far arrivare fino alle scuole calcio”, spiega Capponi che ripercorrendo la sua avventura poi aggiunge: “Non si diventa presidenti in un minuto, ho compreso che la cosa più importante era lo spogliatoio, con le prime donne non si va da nessuna parte, ed ho assemblato una buona squadra, di amici, che ci ha dato la forza più importante: unità e compattezza. Io ho amato lavorare per la scuola calcio, sono un po’ una anomalia nelle realtà pallonara. Ho un concetto etico dell’esistenza, dell’educazione, della fratellanza. Ho sempre amato quello che nel calcio è disatteso: insegnare ai bambini che se diventano importanti non devono dimenticare di avere un ruolo di esempio”.
Tra le molteplici attività di Capponi c’è il progetto No Fair-No Play, nato dalla collaborazione con Nevio Scala e Gianfranco Zola. L’idea è insegnare alle nuove generazioni a giocare con rispetto e leggerezza, onore e amicizia. Da qui nasce la Onlus e i nuovi progetti ad essa collegati. “Il No fair-No play è un progetto molto importante con il quale abbiamo realizzato tantissime partite di reale beneficenza e continueremo a portarlo avanti”, conclude Capponi.