Le decisioni assunte dal Comitato Tecnico Scientifico relativamente all’aumento delle capienze dei luoghi di spettacolo tra il 75% e l’80% “sono insufficienti e francamente non oggettivamente motivate”. Lo afferma in una nota la Siae, Società Italiana degli Autori ed Editori, sottolineando che “paradossalmente in Italia abbiamo il numero di vaccinati più alto d’Europa e le misure più restrittive. Attualmente infatti la percentuale di persone almeno parzialmente protette dal coronavirus è dell’83,24% mentre il 77,99% è completamente vaccinato. Ci era stato detto che con queste percentuali si raggiungeva l’immunità di gregge. Cosa è cambiato?”.
“Come dice il nostro presidente Giulio Rapetti Mogol non vogliamo morire ‘sani’. Per questo reiteriamo il nostro invito a firmare l’appello su www.cultura100x100.it che in pochi giorni ha già raggiunto circa 15 mila firme. Un intero comparto, quello dell’industria della cultura, dello spettacolo e dell’intrattenimento rischia di essere cancellato, soprattutto con riferimento a quei settori (musica, concerti, discoteche e locali da ballo) che non vivono di contributi pubblici. Ormai è un rischio reale e vicino e per capirlo basterebbe un po’ di buonsenso”.
“Sorprendenti in tal senso le dichiarazioni del Presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome Massimiliano Fedriga e della Coordinatrice della Commissione Cultura della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Ilaria Cavo perché ‘l’ossigeno’ cui fanno riferimento è ad esclusivo vantaggio di settori che da sempre vivono di contributi pubblici”, conclude la Siae.