(dall’inviata Assunta Cassiano) – Il gup di Perugia Piercarlo Frabotta “al fine di decidere sulla richiesta di perizia avanzata dalla difesa Palamara” ha disposto, nel corso dell’udienza preliminare che si è svolta questa mattina al centro Capitini, che vengano eseguiti accertamenti irripetibili sui venti file, riferibili al trojan sul telefono dell’ex consigliere del Csm, ancora presenti sul server a Napoli di Rcs, la società che ha fornito ai magistrati gli apparati e i programmi per svolgere le intercettazioni a carico dell’ex pm.
Accertamenti sullo stesso server sono stati disposti ieri anche dalla procura di Firenze nell’ambito del procedimento aperto dopo gli esposti di Palamara e Cosimo Ferri dove i pm del capoluogo toscano stanno svolgendo indagini in coordinamento con i colleghi di Napoli.
“Il gup dopo ampia discussione ha ordinato alla procura di Perugia di svolgere accertamenti tecnici irripetibili per estrarre in particolare le cartelle di file ancora giacenti sul server di Napoli – ha spiegato l’avvocato Benedetto Buratti che, insieme a Roberto Rampioni e Mariano Buratti, difende l’ex pm Luca Palamara, all’uscita dell’udienza preliminare – Siamo soddisfatti perché secondo noi ogni accertamento non potrà che confermare quanto già è stato accertato ossia che questa intercettazione è stata sottratta totalmente al controllo dell’autorità giudiziaria”.
“Noi abbiamo evidenze di file di log di un funzionamento del trojan anche dopo l’ordine di spegnimento da parte della procura di Perugia e l’ultimo comando, e quindi l’istruzione, sarebbe stato dato l’8 settembre. Evidentemente questo trojan poteva ricevere comandi di spegnimento e accensione del microfono non solo dalla procura di Perugia e quindi dalla polizia giudiziaria ma – spiega il penalista – probabilmente anche da qualcun altro visto che ha continuato a ricevere impulsi. A questo punto non possiamo escludere nulla. Ora la procura di Firenze e anche il giudice di Perugia vogliono approfondire e noi ne siamo molto contenti, anche se noi riteniamo che ci siano già tutti gli elementi per dichiarare tutto inutilizzabile”.
Per il collegio difensivo di Palamara dunque le intercettazioni sono da dichiarare inutilizzabili mentre per i pm di Perugia guidati da Raffaele Cantone, che hanno chiesto il rinvio a giudizio di Palamara per diverse ipotesi di corruzione, come evidenziato nella scorsa udienza del 27 maggio le intercettazioni sono da considerarsi legittime perché “rispettano i criteri e sono state fatte in modo rituale”. Una posizione, quest’ultima, condivisa oggi dalle parti civili, tra cui Cittadinanzattiva. Il gup ha fissato come termine per gli accertamenti il 15 giugno rinviando l’udienza al 17 giugno.