Sempre più di attualità il cosiddetto caos procure, con Bonafede che conferma a Mattarella tutta la sua preoccupazione: serve una reazione, sostiene. E il tema, ora, torna ancor più di attualità.
Il ministro della Giustizia avrebbe chiesto al presidente della Repubblica di prendere in esame delle proposte di riforma del Csm. Alfonso Bonafede si è presentato nelle scorse ore al Quirinale con l’aria delle urgenze e sono finiti nel tavolo della discussione tutti i suoi toni di preoccupazione.
Il Guardasigilli chiede di valutare delle proposte di riforma del Csm
Il Guardasigilli Alfonso Bonafede è stato al Colle nella serata di ieri per un colloquio con il presidente della Repubblica Mattarella. Il ministro, in base a quanto emerge, considerata la delicatezza della fase che attualmente sta vivendo il settore, con le questioni che hanno investito il Csm, ha avvertito la particolare esigenza di esternare la propria preoccupazione al Presidente.
Con il Capo dello Stato Alfonso Bonafede si è dunque intrattenuto in un colloquio che viene raccontato come piuttosto cordiale durato più o meno mezzora, nel corso della quale le due personalità hanno affrontato tutti i principali temi relativi alla situazione attuale del Csm.
Aggiornamento ore 07,10
Il ministro Bonafede ha incontrato il presidente della Repubblica Mattarella, con il quale ha colloquiato circa la rilevanza di un percorso relativo a riforme sostanziali del settore.
Nel frattempo, come è ben noto, alla fine di una lunghissima e controversa assemblea, la Giunta distrettuale dell’Anm di Palermo ha detto di sì, con 49 voti a favore, ad un fascicolo che sostiene la linea adottata dal comitato direttivo dell’Associazione nazionale magistrati.
Il quale aveva chiesto le dimissioni di quattro consiglieri del Csm caduti nel baratro emerso a seguito delle indagini sui rapporti tra toghe e politici per quanto concerne le nomine dei vertici di alcuni uffici giudiziari.
Sono 28 invece quelli che hanno detto di sì ad un documento morbido che invita i colleghi coinvolti all’auto responsabilità. Questo protocollo, di minoranza, è stato incoraggiato dagli esponenti di Magistratura indipendente e da alcune figure di Unicost.
Aggiornamento ore 10.27
Non una spaccatura, ma una evidente segnalazione della sussistenza di due correnti a cui rispondono le toghe chiamate in causa nella nota vicenda di cui hanno parlato, ieri sera al Colle, il presidente Mattarella e il ministro Bonafede.
Ad ogni modo Gianluigi Morlini, Paolo Criscuoli, Corrado Cartoni e Antonio Lepre, si sono già autosospesi da Csm nei giorni scorsi. Si è già dimesso, Luigi Spina, indagato per favoreggiamento a Perugia per aver rivelato al leader di Unicost Luca Palamara, anche lui sotto inchiesta, elementi sulle indagini nei suoi riguardi.
Come emerge, ad ogni modo, nella mozione di minoranza sopracitata si è invocata “l’auto responsabilità” dei colleghi togati implicati nella vicenda. Nel corso di una vibrante discussione, però, i magistrati si sono spaccati sulla condotta da intraprendere: la stessa minoranza si è espressa in favore dell’attendismo, provando ad aspettare gli esiti degli accertamenti prima di chiedere le dimissioni dei colleghi.
Milano, all’unanimità, ha scelto la linea dura. Con alterne maggioranze, ma sempre chiarendo la necessità di dimissioni per i consiglieri si sono espresse Torino e Napoli. Anm Roma ha aggiunto: si dimettano i consiglieri coinvolti. Dunque Roma “si riconosce in pieno” con quanto deciso ieri dall’Anm nazionale “condividendo le richieste avanzate, a partire dalle dimissioni dei consiglieri coinvolti” nella querelle sulle nomine in alcune procure, compresa quella di Roma, appunto.
Aggiornamento ore 13,31