Canale di Sicilia: si temono 700 morti dopo il naufragio di un barcone di migranti – di Stefano Pantano

Si rischia una nuova strage di migranti nel Canale di Sicilia. Nella notte tra sabato e domenica un barcone con 700 migranti si è ribaltato a 60 miglia a nord della Libia. Sul luogo del naufragio si è recato il mercantile King Jacob che ha recuperato 28 superstiti. La nave portoghese era stata mandata a soccorrere il peschereccio, ma, al momento del suo arrivo, ha assistito al ribaltamento del barcone. Secondo le prime ricostruzioni, sembra che i migranti, alla vista della portacontainer King Jacob, si siano portati tutti su un lato del peschereccio facendolo capovolgere. Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), ha chiesto un intervento dell’Unione Europea in un’intervista rilasciata a SkyTg24: “Contro le tragedie di immigrati in mare serve un’operazione Mare Nostrum europea. La chiediamo da oltre un anno e non c’è stata risposta. Se il bilancio di questa ennesima tragedia sarà confermato il numero dei morti nel Mediterraneo negli ultimi dieci giorni arriverà a oltre mille. Quella di oggi è una tragedia di proporzioni enormi che conferma la necessità di un intervento europeo che metta in campo mezzi adeguati di soccorso”. Proseguono senza soste le ricerche dei superstiti da parte della Marina italiana e maltese, a cui si sono aggiunti alcuni mercantili in transito come il City Of Lutece, il Cave e il Se Pantheae. In arrivo soccorsi anche dalla flotta di pescherecci di Mazara del Vallo. Intanto il bilancio ufficiale parla di 24 vittime, purtroppo però il numero sembra destinato a crescere nelle prossime ore.

Il governatore della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha chiesto un vertice tra i capi di stato dell’Unione Europea per una nuova convenzione sull’immigrazione e sul diritto d’asilo dei rifugiati: “Serve una nuova risoluzione, un nuovo accordo tra tutti gli stati membri che possa definire in modo diverso le modalità di accoglienza dei richiedenti asilo che non può avvenire solo sfidando la morte in mare. 700 morti sono cifre da guerra, di una guerra sanguinosa che delle organizzazioni criminali del Mediterraneo hanno messo in campo in modo strutturato e preciso con lauti profitti. Rispondere a tali attacchi che causano continue stragi con strumenti come Triton e prima Frontex è semplicemente ridicolo. Oggi per me è una giornata di lutto e mi recherò, appena arriveranno sulla terraferma, a rendere omaggio a quelle salme con la consapevolezza che i morti sono nostri fratelli più sfortunati, come sono nostri fratelli le vittime innocenti di un esodo che non ha precedenti nella storia e che pretende soltanto una formula: condivisione. Una parola che oggi sembra essere cancellata dal dizionario del cinismo di coloro che non comprendono e che di fronte alle instabilità del Mediterraneo occorra un’iniziativa europea forte che possa di nuovo fare ritornare nel Mediterraneo un mare di pace”. Dura anche la replica di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, che chiede un intervento dell’UE: “L’Europa la smetta di comportarsi come Ponzio Pilato e – riporta l’edizione palermitana di Repubblica – di lavarsi le mani di fronte a queste stragi degli innocenti. È finito il tempo dello scaricabarile: l’Europa deve assumersi le proprie responsabilità. Non può lasciare quest’emergenza solo sulle spalle della Sicilia e dei siciliani”.