Dieci mammografi di ultima generazione donati ad altrettante aziende sanitarie sul territorio nazionale, per aumentare la disponibilità dei test di screening oncologici a disposizione delle donne, spesso rinviati o sospesi, in questo anno di pandemia, a causa della grande mole di lavoro che ha impegnato gli ospedali. Con “Screening Routine”, Roche Italia e Fujifilm Italia uniscono le forze per sostenere il Servizio sanitario nazionale nella lotta al tumore al seno, offrendo un contributo alla ripresa delle attività di screening mammografico, avvicinando le donne ad una sana prevenzione.
Le Asl destinatarie della donazione sono state identificate e selezionate da Fucina Sanità, in qualità di partner esterno indipendente: Asl 1 di Imperia; Azienda ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo; Azienda socio-sanitaria territoriale (Asst) di Lodi; Azienda Ulss 9 Scaligera di Verona; Azienda Usl Umbria 1 di Perugia; Asl Roma 3; Asl 2 Lanciano Vasto Chieti a Chieti; Asl Napoli 2 Nord; Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza; Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Palermo.
La selezione degli enti pubblici è avvenuta sulla base di 6 criteri, in ordine di priorità: coerenza con le programmazioni nazionali e regionali; equilibrata distribuzione geografica a livello nazionale e nella scelta delle Asl metropolitane e provinciali; percentuale di esami in meno nel 2020 rispetto agli anni precedenti; necessità di sostituzione delle apparecchiature obsolete; struttura organizzativa delle direzioni aziendali e delle strutture da coinvolgere in base ai risultati attesi nella riduzione delle liste di attesa.
“Si tratta di mammografi digitali di ultima generazione – ha spiegato Davide Campari, General manager di Fujifilm Italia – tra l’altro dotati di tomosintesi mammaria, che è l’ultima frontiera nella mammografia, uno strumento diagnostico che rende possibile una visione tridimensionale dell’esame, nei casi in cui debbano essere effettuati degli approfondimenti di secondo livello”.
“A causa del Covid troppe donne non sono andate in ospedale a fare lo screening o non hanno potuto farlo per l’assenza di personale, e quindi c’è stato un drammatico calo di screening oncologici -— ha commentato Maurizio de Cicco, presidente e Ad Roche Italia – per questo motivo abbiamo messo insieme le nostre competenze e deciso di supportare il sistema sanitario nazionale”.
Le indagini condotte dall’Osservatorio nazionale screening hanno rivelato che nei primi 5 mesi del 2020 il calo dello screening mammografico è stato pari al 53,8% rispetto al 2019, con un ritardo accumulato di 2,7 mesi, che si stima potrebbe tradursi in un aumento della mortalità a 5 anni per tumore al seno tra l’8 e il 9%.