(Adnkronos) – Una trattativa a oltranza. Su tutti i fronti e fino all’ultimo minuto utile. Tra Camera, Senato e governo, le tre forze principali della maggioranza che dovrà sostenere il nuovo esecutivo Meloni, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia non si stanno risparmiando mosse e contromosse che complicano il quadro. La cronaca parlamentare restituisce la fotografia, plastica, dello stallo che ancora impedisce di arrivare a soluzioni concordate.
La votazione in Senato che ha portato all’elezione di Ignazio La Russa è significativa: è stato eletto presidente del Senato con 116 voti, superando i 115 di cui dispone il centrodestra, nonostante la gran parte dei senatori di Forza Italia non abbiano preso parte alla votazione. Se si fosse andati alla seconda chiama, sarebbe potuto essere ‘solo’ un segnale per manifestare contrarietà rispetto agli equilibri complessivi all’interno della coalizione. Con l’elezione senza i voti di Forza Italia, e con il contributo di una parte dell’opposizione, diventa un atto politico molto più significativo.
Alla Camera, non si è raggiunto il quorum alla prima votazione e, soprattutto, ancora non c’è il via libera sul nome del presidente. L’accordo sulle presidenze “è innanzitutto politico partitico. A ieri sera non c’era accordo né su Camera né su Senato. Si sono fatti passi avanti stamattina non sul nome ma sul partito: sembra che il Senato vada a Fdi e la Camera alla Lega ma ci sono tensioni con Fi, credo per incastri di governo…”, raccontava Andrea Crippa (Lega) conversando con i giornalisti a Montecitorio, prima che arrivasse la notizia dell’elezione di La Russa al Senato.
E’ evidente che il tentativo di arrivare all’elezione dei presidenti di Camera e Senato con un accordo complessivo, che prevedesse anche l’intesa sul governo, non è stato raggiunto. Ora si guarda alla Camera, che con ogni probabilità vedrà eletto il suo presidente domani con il quorum che si abbassa, e alla composizione della squadra di ministri che dovrà sostenere Giorgia Meloni premier. Ci si arriverà, tra veti incrociati e rilanci, alla fine di una trattativa a oltranza, senza esclusione di colpi, che non dà sicuramente forza alla nuova maggioranza e al nuovo governo. (di Fabio Insenga)