Il settore calzaturiero italiano ha registrato un significativo rallentamento nel primo semestre dell’anno, con un calo sia del fatturato che delle esportazioni. Secondo l’ultimo report del Centro Studi Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici, il comparto ha segnato una flessione del -9,1% nel fatturato e una contrazione dell’export pari a -8,5% in valore e -6,8% in quantità nei primi cinque mesi del 2024. Anche la produzione industriale, misurata dall’indice Istat, ha subito un netto calo, pari al -19,5%. Inoltre, gli acquisti delle famiglie italiane hanno segnato un decremento del -2,1% sia in termini di volume che di spesa.
Il calo della domanda, come spiegato da Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici, è il risultato di diversi fattori: la ridotta propensione all’acquisto da parte dei consumatori, l’incertezza economica internazionale e le turbolenze geopolitiche. La crisi ha avuto effetti su tutte le fasce di mercato, colpendo persino il segmento del lusso, tradizionalmente più resiliente. La debolezza della domanda ha inoltre comportato un incremento del ricorso alla cassa integrazione nelle aziende del settore, a causa della diminuzione degli ordini e della necessità di ridurre i ritmi produttivi.
Aggiornamento ore 8
Uno degli effetti più preoccupanti della crisi riguarda l’export, che rappresenta da sempre il principale motore del settore calzaturiero italiano, con l’85% delle scarpe prodotte vendute all’estero. Il calo delle esportazioni, che ha segnato un -8,5%, ha avuto ripercussioni dirette sul saldo commerciale del comparto. Nonostante il settore rimanga in attivo per 2,34 miliardi di euro, si è registrato un calo del -4,7% rispetto allo scorso anno. Le importazioni, d’altro canto, sono diminuite dell’11,6%, riflettendo la generale contrazione degli scambi internazionali.
Aggiornamento ore 9
La crisi del settore calzaturiero ha comportato una riduzione significativa delle imprese attive e del numero di addetti. Molte aziende hanno dovuto fare ricorso a strumenti come la cassa integrazione per fronteggiare il calo degli ordinativi e mantenere operativi gli stabilimenti. Il bilancio negativo del settore, in termini di posti di lavoro e aziende attive, rispecchia la difficoltà delle imprese a sostenere il peso di una congiuntura economica sfavorevole. Il settore attende segnali di ripresa, ma la situazione rimane incerta, condizionata da fattori economici e geopolitici complessi.
Aggiornamento ore 10