(Adnkronos) –
Calcio(mercato) europeo, abbiamo un problema: l’Arabia Saudita. Mentre i tifosi delle squadre italiane sono costretti soprattutto a sognare colpi low cost, il baricentro del calciomercato internazionale si sposta ogni giorno verso l’Arabia Saudita. All’inizio fu Cristiano Ronaldo, star isolata nel deserto dell’Al Nassr. Leo Messi ha detto no ed è emigrato nella MLS americana, preferendo Miami a Riad. I nomi che però emigrano verso la ricchissima Saudi Pro League, per la gioia del principe Mohamed Bin Salma che sogna i Mondiali 2030, continuano ad aumentare. E non si tratta solo di big sul viale del tramonto. Karim Benzema (35 anni) ha dato tutto o quasi al Real Madrid. N’golo Kanté (32 anni) ha macinato chilometri per il Chelsea prima di imbarcarsi per l’Arabia.
Il fondo pubblico Pif, il colosso proprietario in Premier League del Newcastle che sta per prendere Tonali dal Milan, finanzia in patria 4 società top: Al Hilal, Al Nassr, Al Ittihad e Al Ahli. Centinaia di milioni di euro pompati nelle casse dei club, liberi di dragare (e drogare) il mercato a caccia di nomi, per lanciare il calcio verso l’obiettivo World Cup 2030. Il Qatar, con i Mondiali 2022, ha dimostrato che i petroldollari comprano più o meno tutto.
Dopo aver convinto star over 30, ora si punta a portare in Arabia giocatori nel pieno della carriera. Ruben Neves ha 26 anni, si avvia a lasciare l’Inghilterra e a dire no al Barcellona. Sui campi sauditi sono attesi Mendy, Zyech, Thomas. Anche Marcelo Brozovic, perno dell’Inter finalista in Champions League, potrebbe spostarsi verso Oriente. Il ‘botto’, però, arriverebbe con il trasferimento di Bernardo Silva. Il portoghese, 28 anni, è all’apice dopo aver vinto tutto con il Manchester City: Premier League, FA Cup e Champions League. Se anche lui dovesse sbarcare in Arabia, l’asse del pianeta calcio si sposterebbe oltre ogni previsione. Una rivoluzione a cui, dall’Europa, la Uefa per ora assiste apparentemente senza sussulti. In sottofondo, però, rimbalzano rumors di altri progetti ambiziosi ‘made in Arabia’. I soldi per convincere qualche top club a scendere in campo sull’erba saudita, per tornei tra competizione e show, non mancherebbero.