Un pensiero sinistro si fa largo nella mente dei tifosi giallorossi al termine di Roma-Betis. E se l’unico obiettivo stagionale in Europa fosse la difesa della Conference League? Visto l’andamento del girone e lo schiaffo rimediato dagli spagnoli, il timore si sta materializzando con la squadra di Mourinho che ha ormai di fatto salutato il primo posto e dovrà combattere col Ludogorets (fermato fortunatamente sul pari dall’HJK) per il secondo, quello che regala lo spareggio con le provenienti dalla Champions.
Beffata negli ultimi minuti di gioco (ma la superiorità tecnica della squadra di Pellegrini non è stata mai in discussione), la Roma di Europa League ha dimostrato ancora una volta la sua fragilità in ogni reparto.
Squadra lunga, a passo cadenzato e con le polveri bagnate (ha ragione Mourinho, paradossalmente è stata la sua squadra ad aver avuto le occasioni migliori) quella vista contro i palleggiatori spagnoli è la solita squadra che attende l’episodio (meglio se su calcio piazzato) senza mai proporre gioco offensivo continuativo.
Attaccanti isolati e peraltro non in gran forma (Abraham alla ricerca di se stesso e del goal perduto mentre Zaniolo continua a giocare all’autoscontro con gli avversari con l’aggravante di un’espulsione ingiustificabile che arriva dopo la ridicola ammonizione di Milano), centrocampo statico e a fiato corto (possibile che dietro Cristante e Matic ci sia il nulla? Perché non provare Volpato o Bove?) e una difesa che si regge su Smalling e Ibanez (sontuose le sue discese in slalom che ormai si ripetono) ma paga dazio con la fascia destra ormai ko (dopo Karsdorp anche Celik si è infortunato e i tempi di recupero forse non saranno brevi) e un portiere che continua a subire tiri dalla distanza senza opporre resistenza.
Davvero troppo poco mentre i tifosi continuano a garantire esauriti e la pazienza sta per terminare. Sbagliare goal come quello di Cristante non è ammissibile a certi livelli e se a ciò si aggiunge la cronica mancanza di cattiveria sotto porta (si veda la traversa di Zaniolo anche se il tiro era in fuorigioco) essere ottimisti diventa un esercizio di fede più che di ragione.
Peccato perché la vittoria di Milano avrebbe dovuto dare convinzione e determinazione ma evidentemente c’è un peccato originale nella costruzione di una squadra che soffre tremendamente nella zona centrale del campo, quella nevralgica dove si decidono i destini delle partite.
Col monolite Mourinho che continua a viaggiare a velocità di crociera sui binari consolidati di un centrocampo alla moviola che soffre il dinamismo e la tecnica di squadre organizzate e collaudate. Non di solo Dybala si può vivere e per sperare di raddrizzare una situazione al limite del compromesso occorrono immaginazione tattica e spirito di gruppo.
Le pagelle di Roma- Betsi 1-2
Rui Patricio 5,5, Mancini 5,5, Smalling 7, Ibanez 7, Celik sv (dal 5’ Spinazzola 5), Cristante 4,5 (dall’80’ Camara sv), Matic 5,5, Zalewski 6, Dybala 7 (dall’80’ El Shaarawy sv), Zaniolo 4, Abraham 5 (dal 72’ Belotti 5). All. Mourinho 5
Claudio Fontanini