Come riportiamo in un altro articolo, in virtù dei benefici di legge ottenuti in conseguenza del suo ‘pentimento’, da ieri Giovanni Brusca, l’ex boss mafioso che fece saltare in aria il giudice Falcone e la sua scorta, è un uomo libero.
Come dicevamo, nessun ‘regalo’ o ‘abbaglio’ da parte dei giudici: avendo il mafioso contribuito con il suo pentimento a fare luce sulle vicende interne a Cosa Nostra, ha ‘riscosso’ quanto previsto dalla legge. Una legge che, come ha ricordato Maria Falcone, voluta dal giudice stesso.
Ovviamente la notizia ha comunque provocato un diffuso senso di rabbia ed amarezza, che ha finito per coinvolgere chiunque, dal cittadino comune ai nostri leader politici, passando per gli uomini di Stato:
Benché ‘uomo di Stato’ e direttamente coinvolto nella vicenda (in qualità di presidente della Commissione Antimafia), Nicola Morra non può non estranee il suo disappunto: “A 64 anni ha la capacità di tornare a essere immediatamente efficiente, vero è che resta in libertà vigilata per quattro anni ma ricordo che ci sono 70enni che continuano a guidare i sodalizi mafiosi”. Poi ‘toccato’ dalle dichiarazioni rilasciate dalla vedova del caposcorta di Giovanni Falcone, Morra aggiunge: “Le parole di Tina Montinaro, a mio avviso, conservano un grumo di verità, quando evoca l’ipocrisia che accompagna tante celebrazioni ufficiali per il 23 maggio o il 19 luglio. Da un lato capisco chi ha ancora le cicatrici di quelle stragi, nelle sue parole c’è un fondo di verità su cui tutti noi dovremmo ragionare. Noi ricordiamo in particolar modo nell’esatto verificarsi delle ricorrenze, ma di fatto ci facciamo cogliere impreparati da quella gestione sapiente da parte di tanti uomini che lavorano per l’antistato in quei piccoli meccanismi con cui chi ha attaccato e offeso lo Stato si trova ad esserne non uno sconfitto bensì un vincitore”. Quindi il presidente della Commissione Antimafia poi commenta, “E qui il pensiero va non alla singola scarcerazione, quindi a quanto avvenuto oggi con Giovanni Brusca ma al problema dell’ergastolo ostativo e a come noi si abbia difficoltà a riconoscere la virulenza del fenomeno mafioso, per cui non mi sento di condannare le parole di Tina Montinaro anzi mi sembra che tutti si debba ragionare sul grumo di verità che emerge dalle stesse parole di Tina Montinaro. Poi conclude infine Morra – naturalmente non mi associo a dei giudizi molto affrettati e pressappochisti in chiave giustizialistica tipo quelli salviniani”.
Abbastanza rodato dalle dinamiche, spesso crudeli, che ruotano intorno alla criminalità organizzata, per Antonio Ingroia (ex procuratore aggiunto di Palermo), ”E’ comprensibile che possa fare impressione che l’uomo che ha ucciso Giovanni Falcone, che è stato il responsabile della morte orribile del piccolo Giuseppe Di Matteo, possa tornare in libertà, ma un conto è la condanna morale, un conto quello che prevede l’ordinamento giuridico. E va accettato“.
Nel coro di disappunti che, all’unisono, si è sollevato nel Paese, spicca anche la voce del segretario del Pd, Enrico Letta: “La scarcerazione per fine pena dell’ex boss Giovanni Brusca è stata un pugno nello stomaco. Tutti gli italiani si sono chiesti come sia possibile. Anche io ho letto le parole di Maria Falcone che è rimasta anche lei colpita umanamente ma quella legge, ha aggiunto Maria Falcone, l’ha voluta anche mio fratello, perché è una legge che ha consentito tanti pentimenti, arresti e ha consentito di scardinare la criminalità e la mafia“.
Appresa la notizia, Matteo Salvini ha dichiarato: “Autore della strage di Capaci, assassino fra gli altri del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido perché figlio di un pentito. Dopo 25 anni di carcere, il boss mafioso Giovanni Brusca torna libero. Non è questa la ‘giustizia’ che gli Italiani si meritano”.
Indignata anche Giorgia Meloni, che ha commentato: “Il boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca – lo ‘scannacristiani’ che ha ‘commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti’, ha fatto saltare in aria il giudice Falcone e la sua scorta e ha ordinato di strangolare e sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo – è tornato libero. È una notizia che lascia senza fiato e fa venire i brividi. L’idea che un personaggio del genere sia di nuovo in libertà è inaccettabile, è un affronto per le vittime, per i caduti contro la mafia e per tutti i servitori dello Stato che ogni giorno sono in prima linea contro la criminalità organizzata. Venticinque anni di carcere sono troppo pochi per quello che ha fatto”. Dunque, conclude la leader di Fdi, “È una sconfitta per tutti, una vergogna per l’Italia intera”.
Ha affidato a Twitter la sua reazione alla scarcerazione dell’ex boss, la ministra di Fi per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna: “La scarcerazione del ‘pentito’ Giovanni Brusca è un atto tecnicamente inevitabile ma moralmente impossibile da accettare. Mai più sconti di pena ai mafiosi, mai più indulgenza per chi si è macchiato di sangue innocente. Sono vicina ai parenti delle vittime, oggi è un giorno triste per tutti”.
Anche la prima cittadina della Capitale, Virginia Raggi, ha voluto commentare la ritrovata libertà dell’ex mafioso: “Brusca libero? Non voglio crederci. E’ una vergogna inaccettabile, un’ingiustizia per tutto il Paese. Sempre dalla parte delle vittime e di chi lotta e ha lottato contro la mafia“.
‘Ferita a vita’ per quanto accaduto all’amato genitore (il Generale dei Carabinieri ucciso a Palermo), Rita Dalla Chiesa ha affermato che “la scarcerazione di Giovanni Brusca è una vergogna di Stato. Sono sconvolta per quanto accaduto. Non mi aspettavo l’ennesima vergogna della giustizia in Italia“.
Troppe ne avrebbe da dire Salvatore Borsellino (fratello del giudice Paolo, trucidato dalla Mafia in via D’Amelio), “La liberazione di Brusca, che per me avrebbe dovuto finire i suoi giorni in cella, è una cosa che umanamente ripugna. Però, quella dello Stato contro la mafia è, o almeno dovrebbe essere, una guerra e in guerra è necessario anche accettare delle cose che ripugnano. Bisogna accettare la legge anche quando è duro farlo, come in questo caso“.
De resto, spiega l’ideatore del Movimento delle agende rosse, “Questa legislazione premiale per i collaboratori di giustizia, fa parte di un pacchetto voluto da un grande stratega, Giovanni Falcone, per combattere la mafia, dentro ci sono l’ergastolo ostativo, il 41 bis. Va considerata nella sua interezza ed è indispensabile se si vuole veramente vincere questa guerra contro la criminalità organizzata“. Dunque, aggiunge il fratello del giudice, “L’alternativa, in assenza dell’ergastolo ostativo sarebbe stato vedere tra cinque anni questa persona libera senza neppure aver collaborato con la giustizia e senza aver permesso di assicurare alla giustizia tanti altri criminali come lui”.
Tuttavia, ad esser sincero, Salvatore Borsellino confessa di non credere al pentimento di Brusca: “Anche perché la sua collaborazione con la giustizia è stata molto travagliata: in un primo tempo aveva cercato di fingere per minare le istituzioni. Non credo si sia veramente pentito, come, invece, ha fatto Gaspare Mutolo, assassino anche lui, che ha ucciso, strangolandole, 50 persone a mani nude, ma che oggi penso sia una persona veramente cambiata. Di Brusca non ho questa impressione“.
Anche perché, è la tesi del fratello del giudice antimafia, “non ha raccontato neanche tutto quello che sa e che avrebbe potuto dire. Sicuramente, però, quello che ha detto è stato tanto e ha permesso di fare tanti processi, di assicurare tanti criminali come lui alla giustizia”. Il ritorno in libertà di Brusca può costituire un pericolo? “E’ fondamentalmente un criminale, di una persona che uccide un bambino e lo scioglie nell’acido dicendo che era come un cagnolino non ci si può fidare appieno. Ma non credo che possa costituire oggi un pericolo”.
Max