“Per troppi anni siamo stati il Paese dell’instabilità e della non credibilità. L’abbiamo pagata carissima. Era l’Italia della bassissima crescita, un’Italia ingiusta, diseguale, l’ultima ruota del carro: sole, pizza, amore e tuppete-ta. Un Paese dove gli investitori stranieri amavano venire in vacanza, ma da cui scappavano a gambe levate se si trattava di rischiare i propri soldi. Quindi, giunti a questo punto, di cosa abbiamo veramente bisogno? Di due cose, sopra tutte le altre: stabilità e credibilità”, Lo dice a Repubblica Renato Brunetta che, sulla maggioranza litigiosa dopo le elezioni, aggiunge che “siamo al governo da pochi mesi, abbiamo fatto relativamente ‘poco’, tantissimo rispetto al passato, ma già siamo sulla strada giusta. Green Pass, vaccinazioni, i contagi che scendono, il Pnrr, la credibilità ritrovata in Europa e nel mondo, le riforme. Abbiamo in Draghi una guida autorevole e un governo forte. Il popolo si fida di Draghi, ha capito. La società civile ha capito. Quelli che sembrano non aver capito sono i partiti che compongono l’attuale maggioranza”.
Per il ministro della Pubblica amministrazione, i partiti non hanno capito “che non possono andare avanti guardando indietro. Se continuiamo a dire ‘questa è la mia riforma, guai a chi la tocca, questo è il mio reddito di cittadinanza, la mia quota 100, il mio bonus’, non andiamo da nessuna parte. Allarghiamo soltanto la frattura tra partiti e popolo. Se prevale il distacco, il risultato è l’astensionismo. Il dibattito in Consiglio dei ministri sulle pensioni o sui bonus c’è stato, però senza quella drammaticità che vi raccontano alcuni protagonisti. C’è troppa strumentalizzazione. Non si ha il coraggio di battere i pugni sul tavolo davanti a Draghi mentre poi ci si vanta con i leader di partito, e quindi sui giornali, di averlo fatto. Non è bello né elegante. È l’ennesimo indizio del malessere di cui parlavo prima, che nasce dalla mancanza di un collante tra i partiti che ne fanno parte e che stanno iniziando a rispondere al richiamo della foresta, al richiamo del consenso. Quanto di più sbagliato, perché così si va a sbattere”.
“S
e la destra sovranista, anti-europea, anti-Green Pass – prosegue Brunetta – va dietro al richiamo della foresta commette un grande errore, perché il popolo non la pensa così. Lo stesso vale per la sinistra, perché le persone chiedono stabilità e pragmatismo, non risposte ideologiche. Guardi la storia dell’obbligo di Green Pass. Tutti a prospettare sfracelli, anche a sinistra, poi è arrivato il D-Day e non è successo niente. Come le dicevo, il popolo ha capito”. E quanto ai fatti di Trieste e Roma, minimizza, “in un paese libero e democratico c’è da gioire se i fenomeni di devianza sono limitati a quello che abbiamo visto in questi giorni. Prendiamo la Francia: i gilet gialli sono stati l’equivalente dei fatti di Trieste moltiplicato per mille quanto a durata e intensità. Oppure vogliamo parlare dell’assalto golpista a Capitol Hill? Lancio un appello – aggiunge – alle donne e agli uomini di buona volontà, ai ‘liberi e forti’ di sturziana memoria. Torniamo ai fondamentali, alle grandi famiglie politiche che hanno costruito l’Europa e le sue istituzioni nel dopoguerra: la famiglia dei popolari, quella liberale e quella socialista. Queste tre culture politiche adesso possono ricostruire l’Italia del futuro. Con Draghi”.