Brexit, May dice no a referendum bis

    La premier britannica Theresa May nel suo intervento alla Camera dei Comuni Brexit dice no al referendum bis: sarebbe pericolo precedente. La May si oppone ad un’uscita senza accordo, perchè il referendum bis rappresenterebbe un precedente pericoloso che “minerebbe la fiducia” del popolo. 
    Theresa May ha poi dato conferma alle voci delle revoca della tassa per la registrazione dei cittadini Ue immigrati in Gran Bretagna.
    La premier britannica Theresa May si è espressa in modo piuttosto chiaro, nel suo intervento alla Camera dei Comuni: ha dichirato di essere pronta e aperta a un “dialogo costruttivo e senza precondizioni” con le opposizioni su un piano B sulla Brexit. Al seguito del flop al voto della scorsa settimana, lla May ha ascoltato gli esponenti di vari partiti e i deputati dei diversi schieramenti, “con spirito costruttivo e senza precondizioni”, e ha detto, al riguardo: “io e i miei collaboratori continueremo con questi incontri”. 
    La premier May ha poi negato che un rinvio dell’uscita dall’Ue possa essere rivolta a Bruxelles senza una sostanziale intesa.   “La revoca dell’articolo 50 andrebbe contro la volontà popolare, secondo me non è la rotta da seguire”, ha detto la May per la quale, per evitare un no deal è necessario “approvare un accordo con l’Ue, cosa che il governo sta cercando di fare”.
    Alternative? Estendere l’articolo 50. Ma per la premier è improbabile. “Altri chiedono un secondo referendum ma il nostro dovere è attuare il primo ” che ha deciso l’uscita dall’Ue, ha specificato ancora la May. I rischi che un nuovo referendum sarebbero per l’appunto quelli di ’stabilire un pericoloso precedente sulla gestione” delle consultazioni popolari che “rafforzerebbe quanto vogliono sfaldare il Regno Unito”.  Il referendum bis  dunque, per la May “minerebbe la fiducia” del popolo britannico nella politica. Theresa May è certa che giungeranno richieste “per un secondo referendum”, ma si augura che i deputati della Camera dei Comuni “rifiutino” la proposta di convocare una nuova consultazione popolare sulla Brexit.