“Non siamo macchine”. Il concetto espresso dal capitano del Brescia Daniele Gastaldello sta tutto in questa frase. Il calcio lavora, pensa, elabora, studia per riprendere. Per ripartire e concludere il campionato fermato a marzo dalla pandemia. In tutto questo non ha ascoltato la voce dei protagonisti, ossia i calciatori.
È questo l’appunto che Gastaldello, intervenuto a ‘Radio Anch’io Sport’, su Radio Uno, ha mosso alle istituzioni, che per varare il protocollo messo a punto dalla Lega e accettato dal Comitato Tecnico Scientifico non ha interpellato i calciatori, che in caso di ripartenza sarebbero chiamata ad un tour de force sotto il solo estivo dopo due mesi di fermo. Insomma, una prova ardua da superare.
“Riprendere il campionato è una forzatura”
Gastaldello è stato uno dei pochi calciatori ad esporsi prendendo posizione contro la ripresa del campionato. Lo ha annunciato ad inizio maggio e lo ha ribadito oggi, senza passi indietro. “Rispetto a qualche settimana fa non ho cambiato idea. Riprendere il campionato per me è una forzatura. E non perché io abbia paura del coronavirus o che possa ‘uscire’ qualche positivo tra i calciatori, ma si va incontro a dei rischi per l’incolumità dei calciatori”.
A livello pratico sarà na prova ardua per i calciatori: “Giocare così tante partite, con temperature alte, non sarà semplice. Giocare alle 16.30 è una cosa scandalosa, non è fattibile. Non so in che modo poi bisognerà stabilire titoli, promozioni e retrocessioni. Dico solo che deve fermarsi, poi ci sarebbe il tempo per decidere”.
Su Brescia:”Forse la gente nel resto d’Italia non si rende conto di quello che è successo qui in Lombardia. E’ stata una cosa gravissima, abbiamo avuto tantissimi morti. La gente mi ferma per strada e mi chiede perché si pensi a riprendere a giocare e li capisco, hanno perso persone care”, ha chiarito il difensore.