Un sanguinoso regolamento di conti in carcere fra i due cartelli rivali della malavita, in carcere in Brasile. È questo quello che è accaduto in quattro diversi penitenziari di Manaus, nello stato dell’Amazonas, con lo scontro fra i proseliti dei due gruppi criminali: Primeiro Comando da Capital e Comando Vermelho, i primi con il dominio su San Paolo e i secondi nella piazza di Rio de Janeiro.
Una battaglia di alcune ore in cui i detenuti si sono attaccati senza esclusione di colpi, come già avvenuto due anni prima, ma questa volta non al fine di evadere. In quella occasione, ci furono 56 morti e carcere bloccato per 17 ore.
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Gli agenti dell’unità antisommossa, mandati dal ministro della Giustizia, Sergio Moro, sono arrivati in carcere quando ormai era troppo tardi. Eppure, di lì a poco sarebbe scoppiato il secondo tempo della rivolta, ieri pomeriggio: una sorta di vendetta, con i quattro penitenziari ancora sotto scacco dai due gruppi criminali che si sono sfidati a colpi di punteruoli e corde per strozzare gli avversari: 42 le persone decedute.
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Dopo quanto accaduto nelle carceri brasiliane il ministro Moro è sempre più nell’occhio del ciclone. Il titolare della Giustizia dà la colpa di quanto successo al Dipartimento degli istituti penitenziari di Amazonas, assicurando che sarà impiegata la Forza nazionale di sicurezza pubblica, corpo istituito dal 9 gennaio 2017 a garanzia dell’ordine nel carcere di Anísio Jobim, lì dove sono detenuti i capi dei due clan rivali e da dove continuano a guidare i loro loschi affari praticamente indisturbati.
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