Brasile, Dilma Rousseff sotto inchiesta

    dilmaPiove sul bagnato. Il secondo mandato di Dilma Rousseff, rieletta nell’ottobre 2014, non inizia sotto i migliori auspici. Da un lato, il Brasile rischia infatti di perdere due preziosi alleati in un colpo solo, vista la sconfitta dei socialisti argentini nelle elezioni della scorsa settimana e i cattivi presagi che arrivano dal Venezuela, dove Maduro è dato sfavorito nei sondaggi. Dall’altro, continuano ad arrivare puntualmente accuse di ogni tipo sull’operato del governo.

    Il presidente della Camera brasiliana, Eduardo Cunha, ha infatti autorizzato a sorpresa l’apertura di un procedimento di impeachment nei confronti del presidente Dilma Rousseff. L’accusa mossa al governo di Brasilia è di aver ripetutamente violato la legge di responsabilità fiscale negli ultimi due anni. Ovvero da quando il Tcu (la corte dei conti brasiliana) aveva rilevato delle irregolarità nel bilancio del 2014.

    Ora il procedimento dovrà seguire un lungo e tortuoso percorso, partendo dalla creazione di una commissione speciale che dovrà fare rapporto alla Camera. In seguito la palla passerà al Supremo Tribunale Federale di Brasilia, prima di arrivare al Senato che avrà l’ultima parola sul destino di Dilma Rousseff.

    Non mancano le consuete prese di posizione: compatto il fronte di opposizione nel chiedere le dimissioni del presidente che, a sua volta, si dichiara “innocente e indignata” e punta il dito proprio contro Eduardo Cunha, sul quale pendono pesanti accuse di corruzione relative allo scandalo Petrobras e a conti segreti in Svizzera.

    Ieri sera la Rousseff ha voluto rilasciare una dichiarazione forte e decisa alla televisione nazionale, per far sapere ai suoi elettori che le accuse contro di lei sono “inconsistenti”. “Sono assolutamente tranquilla riguardo l’inammissibilità di questo procedimento”, ha detto il presidente, che si è poi scagliata contro Cunha aggiungendo: “non c’è contro di me un accusa di malversazione di denaro pubblico, non ho conti segreti all’estero e non ho mai fatto pressioni su istituzioni o persone”.

     

    Umberto Preite Martinez