(Adnkronos) – “Visto che vengo tirato in ballo per i fatti del 5 giugno 1975 alla cascina Spiotta di Arzello con l’intenzione di attribuirmi una qualche responsabilità in essi, ho fatto presente ai magistrati che mi hanno interrogato, consegnando loro anche una memoria scritta, la mia totale estraneità sia alla decisione di effettuare il sequestro di Vallarino Gancia, sia a tutto ciò che lo ha riguardato”. Lo scrive l’ex capo delle Br Renato Curcio in una nota diffusa tramite il suo avvocato dopo che è trapelata la notizia che sarebbe indagato per quei fatti.
Durante il blitz nella cascina dell’alessandrino che portò alla liberazione dell’imprenditore Vittorio Vallarino Gangia ci fu un conflitto a fuoco in cui morì anche Mara Cagol, moglie di Curcio, oltre al carabiniere Giovanni D’Alfonso. A far riaprire le indagini era stato proprio nei mesi scorsi il figlio di D’Alfonso che aveva presentato un esposto in procura a Torino.
“47 anni dopo quei fatti non ho ancora saputo chi in quel giorno ha ucciso Margherita Cagol Curcio mentre era disarmata e con le braccia alzate come ha inoppugnabilmente dimostrato l’autopsia”, scrive l’ex capo delle Br. Curcio fa riferimento a “curiose ricostruzioni accusatorie” comparse sulla stampa e spiega di aver fatto presente la questione della Cagol anche ai magistrati.