(Adnkronos) – E’ salito il livello di attenzione da parte delle forze dell’ordine nella provincia di Foggia, la zona della quale è originario Marco Raduano, 40 anni, detto ‘Pallone’, boss della mafia garganica evaso ieri sera dal carcere di massima sicurezza di Badu ‘e Carros, in provincia di Nuoro, in Sardegna. L’uomo è riuscito a fuggire utilizzando il classico lenzuolo annodato e calandosi lungo le mura del penitenziario. Controlli e posti di blocco stanno interessando in particolare la città di Vieste. Raduano, a capo del clan mafioso omonimo, frutto di una precedente scissione, è stato condannato agli inizi di febbraio dalla Cassazione, quindi in modo definitivo, a 19 anni di reclusione. Gli ordini di esecuzione per la carcerazione sono stati emessi dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale della Corte d’Appello di Bari, anche a carico di altre due persone, dopo la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi da parte della Suprema Corte.
Si tratta di condanne scaturite dalla maxi operazione antimafia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, svolta dai militari dell’Arma nella città di Vieste e denominata ‘Neve di Marzo’ dell’ottobre 2019. Una inchiesta giudiziaria che disarticolò l’organizzazione criminale della cittadina adriatica, un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, aggravata dal metodo mafioso, dall’ingente quantitativo dello stupefacente smerciato e dall’impiego di armi, anche da guerra.
I provvedimenti restrittivi definitivi eseguiti dai militari si ricollegano in particolare ai primi fermi della Dda di Bari eseguiti ad agosto 2018. A Raduano sono stati inflitti anche 3 anni di libertà vigilata quale misura di sicurezza. Le altre due condanne hanno riguardato Luigi Troiano, 60enne di Vieste (pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione), per spaccio aggravato di sostanze stupefacenti, e il figlio Gianluigi, 30 anni (pena a 9 anni e 2 mesi di reclusione), considerato dagli investigatori esponente del clan Raduano, tuttora latitante. Sempre nell’ambito dello stesso procedimento era già stato condannato in via definitiva a 13 anni di reclusione anche Liberantonio Azzarone, coimputato.