Borrelli: “Modello Gomorra crea babycriminali”

(Adnkronos) – “Quelli che un tempo erano considerati luoghi sacri – come le scuole e le chiese – dove non era pensabile portare e utilizzare armi, sono diventati posti in cui l’uso della violenza è uno dei primi elementi che i ragazzini imparano”. Così all’Adnkronos Francesco Emilio Borrelli, giornalista e deputato di Alleanza Verdi – Sinistra, commentando la vicenda che ha visto protagonista un ragazzo di 15 anni ferito ad una gamba da un suo compagno di scuola, tra le mura dell’istituto Marie Curie a Ponticelli, Napoli.  

All’inizio si era pensato che il gesto fosse dovuto a una lite scoppiata tra i due, ma Borrelli precisa che si tratterebbe di un’aggressione a freddo: “Come ha spiegato la giornalista Luciana Esposito, che conosce personalmente i genitori della vittima, il 15enne si stava recando in classe ed è stato accoltellato mentre era di spalle e stava salendo le scale, senza che tra i due vi fosse stato un qualsivoglia alterco. Un fatto gravissimo: a 15 anni sanno usare pistole e coltelli, invece di pallone e giocattoli, come succedeva ai loro coetanei vent’anni fa. Denuncio la questione da tempo, ma è cambiato qualcosa?”.  

Borrelli, infatti, da anni parla della situazione a Ponticelli e del fenomeno sempre più esteso delle baby-gang. “Chi vive il territorio, chi vive la strada, si rende purtroppo conto, da tempo, di ciò che sta succedendo. Quello delle baby gang e, più in generale della violenza tra i giovanissimi, era un fenomeno in crescita già da anni; ora però si è arrivati ad un vero e proprio livello di mitizzazione, che non c’era mai stata prima, grazie anche alle serie tv”. In tal senso, il deputato dei Verdi cita Gomorra: “Sicuramente non è la causa della formazione delle baby gang ma è altrettanto vero che, per la prima volta, i baby criminali non sono stati più dipinti come delle ‘chiaviche’, ma come dei miti, perché anche se poi muoiono o rischiano la vita, comandano loro, hanno potere. Siamo passati dal mito di Gomorra al sistema delle baby gang come villaggio Valtour a stampo ‘Mare Fuori’. Anche qui, non incolpo la fortunata serie Rai, il problema però è che poi passano determinati messaggi. C’è mai stata una serie su Gelsomina Verde? Sostanzialmente quello che attira e stimola il grande pubblico è il male, il marcio, la violenza. La mitizzazione collettiva del fenomeno. Del resto noi abbiamo avuto tutta una serie di altarini dedicati ai baby criminali. Mi ricordo quando feci la mia prima denuncia, segnalando il problema”. 

Secondo il giornalista la questione andrebbe affrontata celermente. “Sul fenomeno baby gang e della violenza tra i giovanissimi – che poi si traduce anche in bullismo – stiamo intervenendo solo adesso, con ritardo colpevole, senza aver voluto affrontare il problema prima e senza nessuna preparazione: stiamo agendo in emergenza. Non voglio dare le colpe al governo, ma sicuramente come società arriviamo tardi e totalmente impreparati, utilizzando i soliti metodi. Stiamo facendo una repressione – che è necessaria, per carità – ma non ci stiamo ponendo il problema che per smantellare un fenomeno del genere c’è bisogno di offrire altri modelli. E noi, al momento cosa offriamo? Gomorra, Mare Fuori e la disoccupazione”.  

 

 

C’è anche un problema culturale alla base, secondo Borrelli: “Il nostro è un Paese nel quale un luogo meraviglioso come Nisida è la sede di un carcere. Un posto che gli onesti cittadini non possono godere, ma se lo godono i carcerati, che sempre sul modello Mare Fuori, non credo temano un soggiorno lì: chi è che non vorrebbe trovarsi in un luogo in cui giochi, conosci belle ragazze con cui puoi appartarti, fai sport e hai anche il permesso premio ogni tanto? Non mi sembra tanto male”. Infine, Borrelli parla dell’introduzione di pene più severe. “L’inasprimento delle pene è sacrosanto, ma poi dobbiamo farle rispettare queste pene. Abbiamo previsto l’aumento di uomini e donne delle forze dell’ordine? Va bene l’inasprimento delle pene, ma la legge devi farla rispettare, altrimenti lo Stato perde due volte”, conclude.